LA NOSTRA DIFESA

    Il decreto sulla stampa fa sorgere un problema pregiudiziale assai interessante: mantenere in vita di forza o d'astuzia un organo libero e spregiudicato, che non patteggi, che non ceda, che dia garanzia al pubblico di non essere ispirato a nessuna considerazione di opportunismo o di addomesticamento.

    Il decreto sembra fatto apposta per servire ai giornali maliziosamente filofascisti e moderatamente antifascisti, a grande tiratura. Essi non avranno più bisogno di far l'antifascismo che soddisfa la malignità del buon pubblico e continueranno ad essere venduti per la diligenza del notiziario e vastità dei servizi. I giornali di idee, i giornali di partito si sottometteranno o saranno ogni giorno in pericolo. Il solo fatto di essere il gerente consiglierà prudenza al direttore: anche perché egli viene a trovarsi senza difesa in tutte le infinite pericolose contingenze della vita del quotidiano.

    Il giornale di tipo sovversivo o comunque di opposizione popolare è senz'altro disarmato e non può più comunicare col suo pubblico se non é libero di ricorrere al titolo su sei colonne, all'insinuazione, alla notizia tendenziosa, alla polemica forte: il pubblico italiano non pecca di troppa finezza e gusta specialmente il sistema rumoroso.

    Mantenere un periodico libero in tempi avventurosi deve dunque significare affidarsi all'intelligenza del pubblico, rinunciare al pubblico facile e superficiale.





    Noi abbiamo la fortuna, che non ha nessun altro giornale, di parlare a un pubblico piccolo ma scelto. Possiamo contare sulle risonanze, sul commento, su una specie di intesa nelle premesse. In queste condizioni diventa interessante giocare d'arguzia. Possiamo scommettere che non ci addomesticheremo.

    Ci sarebbe assai facile crearci una bella aureola col farci sopprimere. E' probabile che i signori del nuovo regime non ne attendano che l'occasione. Giocando allo scoperto non li faremmo attendere più di quindici giorni. E consideralo il bilancio, a questi chiari di luna una soluzione di tal fatta non sarebbe per noi la più incomoda: perché questa nostra fatica settimanale non è sempre allegra e gioconda, e finirla con un mezzo martirio è addirittura una consolazione da Risorgimento.

    Abbiamo respinto questa soluzione per cedere a ragioni più realistiche e a un dovere preciso. Vivere e parlare è un compito più difficile: dunque ce lo vogliamo proporre, finché riusciremo, come un impegno d'onore.

    Impegniamo dunque il lettore alla gara singolare: e il premio sia per chi saprà trovar significati più arguti ai sottintesi, leggere e scrivere più pungentemente tra le righe, ricamare malignità nelle cose più innocenti, interpretare da buoni moderni la storia antica.

    Sarcasmi, ironie, malizie valgano dunque, poiché tali sono i tempi, in luogo di una professione di fede.

LA RIVOLUZIONE LIBERALE