CONDOGLIANZECondoglianze a Gubello Memmoli, gentiluomo e collega stimabilissimo, nuovo direttore del Corriere Italiano, al posto del commendatore Filippelli, complice nell'assassinio di Matteotti. Sappiamo perfettamente che Gubello Memmoli, reduce da un lungo viaggio all'estero, assume la carica per spirito di dovere: ma appunto per questo, crediamo che sia una cosa triste, oggi, ascendere al seggio direttoriale di un giornale fondato dal comm. Filippelli... Condoglianze. Condoglianze ad Antonio Baldini, della cui amicizia ci onoriamo. Egli è stato il più gaio e sugoso collaboratore della terza pagina del giornale di Filippelli. Sappiamo benissimo che, probabilmente, il pacifico e pigro Baldini non conoscerà neppure il suo dinamico direttore: ciò non toglie che, oggi, sia una cosa triste ricordarsi di essere stato collaboratore - letterario, s'intende! - di Filippelli. Condoglianze, dunque. Condoglianze ad Ardengo Soffici, tanto inattaccabile galantuomo, quanto attaccabile filosofo. Siamo sicuri che il comm. Filippelli non leggeva mai le tetre articolesse filosofiche del buon Soffici: altro aveva da fare, il comm. Filippelli! Ma Ardengo Soffici ebbe il torto di non darci retta, quando sommessamente lo consigliavamo di lasciar stare la controriforma, e di ridarci la vacca: e perció oggi egli conosce la tristezza di ricordarsi di aver ricevuto uno stipendio dalla cassa del giornale del comm. Filippelli. Condoglianze, dunque. Condoglianze a Curzio Suckert, ingenuo omo d'arme, il quale credeva di essere il più terribile della comitiva, sol perché Alfredo Panzini, un giorno, lo chiamó "lanzichenecco sassone". Oh, caro Curzio, tu non sapevi che il direttore del Corriere Italiano, era un lanzichenecco fuor di metafora senza seduzioni bellettristiche, ma munito di automobili pronte ad accogliere fior d'assassini. Certo, tu non sapevi: ma, oggi, dev'essere triste ricordarsi di essere stato l'articolista di fondo del Corriere Italiano quando lo dirigeva il comm. Filippelli. Condoglianze, dunque. Condoglianze a Guido da Verona, viveur leale e squisito, che altro sangue mai non sparse all'infuori di quello di innumerevoli vergini, offerta grata a Venere Libitina e ai mani implicati di Mata Hari. Certo: quando il commendatore Filippelli, curvo sul manubrio dell'auto rombante, chiedeva a Guido suo compagno - di viaggio, oh, di viaggio! - di scrivergli un romanzo d'appendice degno del Corriere Italiano, Guido da Verona perfettamente ignorava quale terribile ideatore di romanzi gli sedesse accanto. Però, oggi, dev'essere un po' triste ricordarsi di esser saliti sia pur per breve gita sulle "automobili personali" del commendatore Filippelli... Condoglianze, dunque. E condoglianze a Guelfo Civinini, audace pioniere dell'Impero italico fra le "ambe" abissine; il quale, ignaro di tutto, viaggia con lettere e commendatizie del comm. Filippelli. Giornalista corretto e uomo onesto, egli forse sta scrivendo ora una brillante corrispondenza su qualche razzia sanguinosa di cavalieri barbari: e non sa che il suo geniale ex-direttore, comm. Filippelli, in quanto a razzie è capace d'insegnarne a tutti i ras che vivono tra il Nilo Azzurro e l'Uebi Scebeli. No: per quanto la vita abissina tempri il cuore e lo renda pelosissimo, non deve essere cosa lieta ricordarsi, un giorno, di essere stato inviato speciale del Corriere Italiano, ai tempi aurei - e sanguinosi - del comm. Filippelli. Condoglianze, dunque. E condoglianze, infine, a Giovanni Gentile, che per moralizzare il giornalismo aveva escogitato gli esami di Stato... per i direttori di giornale. O ministro colpito da un colpo di sole, e quale esaminatore mai avreste preposto a sondare la preparazione del comm. Filippelli? Uno solo ne conoscevo, specializzato nel genere: e fu Bonnol ma cadde morto sotto la lama della ghigliottina. Lui solo poteva dirvi se il comm. Filippelli poteva o no dirigere un giornale ministeriale. G. A.
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