Premessa ad uno studio sul MezzogiornoII.Omaggio alla realtàSe nel presente clima storico il Regionalismo, in sé considerato, rappresenta nulla più che un'enunciazione volontaristica di partiti politici (che non è a credersi non abbiano obblighi o convenienza, ma indiretti, per riguardarlo programmaticamente), e non già invocazione passionale di ceti popolari (qualora se ne escluda il Sardismo), s'impone una considerazione meno superficiale della realtà politica, nel senso che ci si imponga che in essa giochino gli esorbitanti problemi del Mezzogiorno. Sarà, è vero, una costrizione vivace; ma, soltanto ad essa obbedendo, sarà non infondato il ripromettersi qualche miglioramento tangibile per una vasta parte d'Italia. È prevalso sinora un metodo scientifico di studi sul Mezzogiorno: da fondamentali constatazioni economico-sociologiche - e perciò quanto più possibile primordiali - s'è pervenuto quasi sempre, attraverso elaborazioni varie e successive, a schematizzare una costituzione politico-amministrativa che le specialità accertate si credeva avesse in riguardo come nessun'altra. Creazione, questa, che nella realtà inconsiderata ed ostile, doveva significare come un lavoro inutile e puramente dilettantistico, dedicato all'edificazione di una nostrana Utopia. Il nuovo metodo, invece, - imponendosi l'omaggio senza dubbiezze al presente tipo di conformazione statale - dovrà permettere un non vano ragionamento, alla femminile, cioè utilitaristico. Per non attirarci qualche rimprovero immeritato, ci spieghiamo subito. In una "fotografia" di questa nostra vita politica, noi vediamo una immaturità pel Regionalismo (Riv. Liberale n. 16. Perciò, dalla considerazione che gli interessi di gruppi economici son quelli che, in principal modo dan l'indirizzo e alle meccaniche parlamentari e alle più comprensive politiche statali, scaturisce il fatto che le regioni che ne hanno di meno considerevoli, e che perciò godono di minori riguardi, debbono svolgere una duplice azione: 1) cercar di guadagnarsi - sempre che i più tenaci ostacoli sian naturali - regimi di vita più confacenti, con preparazioni spirituali domestiche e con rassegne interiori che poi debbano sboccare sul terreno politico integrale e risolversi in adeguazione alle peculiarità strutturali; 2) influire per quanto più è possibile sull'indirizzo amministrativo dello Stato, bene inteso riconoscendogli per prima cosa limiti costituzionali di elasticità: fare, in altri termini, politica volgare e mercantilistica, valorizzando così i metodi di estorsione che ora vigono irrazionalmente, in attesa che maturino situazioni nuove. Le due specificazioni possono a prima vista sembrare in antitesi, in realtà non lo sono. Tenendo presente che queste parole son da riferirsi alle minoranze direttrici delle volontà popolari, si può meglio intendere la sostanziale coerenza che è in esse. Il ragionamento é questo: Esistendo o maturando spiriti consapevoli - in caso contrario non può essere consentita nessuna proposizione, costoro hanno a meglio educarsi e ad educare pel domani (fatto mentale); e poi, come fatto distinto e spiegabile per la necessità di vivere devono scendere sul sia pur pregiudicato terreno della lotta e ivi contendere, con la coscienza, però, che i due fatti si impongono contemporaneamente ma per motivi opposti, e che un d'essi - la politica volgare e mercantilistica - può solo affievolirsi in necessità conseguentemente a una maturazione di spiriti che non è certamente dell'oggi, e che deve porsi come fatto iniziale. Ciò è possibile nella vita individuale (uomini che pur vivendo tra infelicità attuali, riposano confortevolmente e si preparano un avvenire migliore); non si sa vedere perché questa situazione non possa generalizzarsi per la vita sociale (noi perciò abbiam parlato di minoranze-intellettuali-direttrici). La scarsa conoscenza del come si determinarono - sul terreno dell'Economia le azioni di individui e di gruppi - che promana dal vivere straniati dalla vita capitalistica, ingenera nella gioventù anche colta del Mezzogiorno, un equivoco clamoroso e fondamentale, che deve essere notato, perché é di quelli sine qua non: il credere ai meri volontarismi nei più ardui giochi delle manifestazioni positive. È opinione, ad. es. di diffusi strati che quasi sempre son quanto di meglio sa offrire il Mezzogiorno, come manifestazioni di collettività - che il sud sia infelice per colpa della... borghesia denarosa che non vuol destinare a più proficui investimenti industriali parte di quel che baratta con obbligazioni dello Stato: quanto semplicismo, e che gravissimo errore, riprovevoli ancor più quando dalla affermazione sbagliata si risale a considerare la mentalità che rende logici siffatti giudizi. È necessario mettersi in mente che chi quaggiù ha capitali e li investe in titoli di rendita è quasi sempre un uomo che si ispira al verace raziocinio dell'homo economicus. Chi scrive, ricorda che vi fu un momento - nei primi due o tre anni del dopo-guerra - in cui, vittime della credenza nel volontarismo ad ogni costo, si credette esser nel vero, quando si scantonò in un grosso equivoco economico. La guerra, tra le altre sue cose, aveva portato allo sviluppo di industrialismi municipali, che parvero consistenti mentre invece eran fittizi affermarsi - per gli ostacoli allo scambio originati da contingenze belliche e per provvedimenti di autorità pubbliche - della mentalità dell'Economia a "bazar" o ad "empori", e quindi un effettivo regredire, sempre che non si fosse trattato di fenomeno transitorio e intimamente politico. Le industrie nuove - per un periodo privilegiate - poi decaddero. Di questo fatto, ciò nonostante, non se n'è fatto tesoro. Ed è ancora un imprecare, quasi sempre infondato, contro la borghesia, da parte di gente che perciò non può ancora capire l'ammaestramento della realtà. La borghesia, come ogni altra cosa, è passibile di evoluzione. Ma non bisogna confondere: in questa attualità non può vedere diversamente. Apprestarle un ambiente di capacità di vedute più prospettive: ecco a che cosa bisogna tendere; ed è possibile! S'è esaurita la nostra premessa. In appresso vorrem tentare realisticamente lo studio sulle condizioni di questo Mezzogiorno che noi viviamo sentimentalmente insieme con un profondo sentimento unitario. L'unità d'Italia è una troppo bella cosa per volerla vedere sciupata in discussioni regionalistiche! GIUSEPPE DELLA CORTE.
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