IL DOVERE DELL'OPPOSIZIONESe il fascismo è "il fascismo", poco ma sicuro che l'opposizione deve essere "l'antifascismo". Se "fascismo", come fenomeno nostrano, è il riaffiorare dell'antico fondo del costume italiano dopoché le convulsioni della guerra hanno rotto quella sottile crosta di modernità che sessant'anni di pace, di lavoro e di studio vi avevano steso sopra, è evidente che compito dell'opposizione è quello di "toccare" spietatamente con la "pietra" la piaga rimessa allo scoperto e rifatta purulenta nella riacutizzazione dei nostri cronici malanni. Se "fascismo", in quanto romanticismo da cinematografo, è infatuazione e risurrezione di controriforma di signorie di comuni di medioevo e magari di basso impero, è evidente che dovere dell'opposizione è di affermare e di rappresentare il rinascimento, la riforma, la rivoluzione francese, il liberalismo, il marxismo. Se "fascismo" vuol dire "provincia" (romagnolismo, aretinismo, ed ora anche agrigentinismo) l'opposizione deve essere "la capitale", (Londra, Parigi o per lo meno Milano e Torino). ***
Ora in Italia, nella vecchia Italia, nella "loro" Italia, quali sono state sempre, nei secoli lontani e negli anni più vicini le armi predilette delle opposizioni? Tre specialmente: - la congiura, - l'appello allo straniero, - lo scandalo. Primo dovere dell'opposizione - oggi - sarà quello di non andar più, a nessun patto, a ricavare dal guardaroba del teatro lirico neppure uno di codesti ferravecchi. ***
Auguriamo al nostro paese che non vi tornino di moda le figure alla Montanari, le figure di quei cospiratori, che si fan sorprendere dagli amici a leggere "il capitolo delle congiure di Macchiavelli", che, delegati dalla sorte a sopprimere il traditore, "gli piantano a tradimento fra le due scapole un pugnale che gli esca dal petto", e che salgono sul palco dicendo al fratello pusillanime: "sii forte, Targhén". Veramente, oggi come oggi, il pericolo di una rifioritura di Montanari, a cent'anni dalla morte di quel medico romagnolo amico del D'Azeglio giovinotto, pare che sia, in Italia, da escludersi. Ma invece non giurerei che sia da escludersi affatto il pericolo che, tornando a prevalere fra certa nostra gioventù, sia pure come vezzo letterario, l'ubbia della cospirazione, si torni a rivalutare fra noi le sette, o, perlomeno, quella setta, o quella frazione di essa, che, accentuando appunto certe sue velleità di opposizione, accenna a volersi rialzare un po' dallo scadimento, in cui essa pure era ultimamente venuta. Sarebbe grave che questa "palingenesi" alla rovescia ci facesse quest'altro regalo, di far pigliar sul serio quella che già all'Alfieri era parsa niente altro che una "buffonesca società"! ***
Così pure non mi par del tutto superflua la raccomandazione che nessuno degli oppositori, di nessun colore, si lasci indurre ad accarezzare l'idea che la salute ci possa, comunque, venire dall'estero. La razza di Lodovico il Moro si sarà bene spenta in Italia, io credo; ma non sono altrettanto sicuro che non ci sia nessuno dell'opposizione in Italia il quale non sia disposto a considerare un po' come un suo alleato.. o il Gran Senusso... o Pasic... o Mac Donald... o Herriot, e che non attenda con segreta ansia una voce la quale ridica, dopo tanto, del Governo Nazionale, per esempio, quello che un grande Inglese ebbe a dire una volta di un altro Governo italiano. L'opposizione italiana lasci al suo avversario la fregola di cercar freneticamente nei giornali stranieri le attestazioni della sua buona condotta e della sua ragione di esistere. L'opposizione la sua forza la cerchi solamente nella bontà della sua causa. Lasci al fascismo, imitatore fedelissimo di Nitti almeno in questo, la cura di lustrare le scarpe a tutti gli Americani che vengono in Italia imbottiti di dollari, e che, trovando buono il vino dei Castelli, son disposti a trovar buono in Italia anche il regime. L'opposizione, se vuol davvero battere il fascismo con le sue armi, sia, di fronte allo straniero, più nazionalista dei nazionalisti, e non riconosca a chi non è Italiano il diritto di giudicare delle cose d'Italia, né in bene né in male. E gli oppositori, se vanno all'estero, non stiano mai a far querimonie sulle nostre condizioni interne: se non posson dirne bene, tacciano; così, fra l'altro, eviteranno di farsi compatire. ***
Altra arma tradizionale delle opposizioni: lo scandalo; questione morale, le tre mogli; scandalo finanziario, la banca romana. Brutta roba, roba di pessimo gusto. Dicono che tiri in Italia un'allegrissima aria di curée, e persino negli epistolari dei vice-duci dati in pasto al pubblico, si parla di... Aspasie o di Taidi. Speriamo che a nessuno dell'opposizione venga mai la tentazione di trar profitto di certi episodi per "sollevare lo scandalo" e liquidare Caio o Tizio. Anche questa è una bisogna che l'opposizione deve lasciare all'avversario. Questa per noi è roba troppo di cattivo gusto. Il libertinaggio, purché bene educato, è anche indizio di civiltà non proprio paleolitica, e i ladri è risaputo che per le case dei poveri diavoli, non ci bazzicano. Se noi siamo dei casti Giuseppi conserviamoci pure tali, e che buon pro' ci faccia, ma non divulghiamo troppo la notizia, che le belle donne non abbiano per avventura a dubitare della nostra... integrità. E se siamo "poveri ma onesti", riputiamo la prima cosa come una disgrazia, la seconda come una cosa affatto naturale e non particolarmente meritoria. E, insomma, se abbiamo imparato che la pedagogia e l'oratoria non han niente a che fare con la poesia, non dimentichiamo che morale è una cosa e politica è un'altra, e che questa con quella non ci ha nulla da spartire. Se un avversario politico è solamente... un Clodio, anche se esce assolto dallo scandalo della Dea Bona, troverà sempre, o prima o poi, un Milone che, o propriamente o figuratamente, lo farà freddo ad un trivio di suburbio; ma se l'avversario fosse un Cesare, sarebbe stupido, anche se fosse possibile, rovinarlo solo perché si è... sottomesso a Nicomede. Se vi sentite di abbattere l'avversario voi politici fatelo, ma restate sempre sul terreno della politica e non vi venga mai in mente di tirargli fra le gambe o una storia di poligamia o la nota dello stipettaio saldata... in modo inconsueto. ***
- Insomma, finora, niente altro che doveri negativi: non fare questo, non rifar quell'altro. E positivamente? - Anzitutto l'opposizione, finché resta opposizione, è naturale che abbia compito più negativo che positivo. Ma non è neanche detto che non ci sia per la opposizione in Italia anche un compito positivo. Anzitutto le opposizioni abbiano tutte, davvero, fede nella libertà. Nella eclissi, sia pur temporanea, di altri miti, il mito liberale e il mito liberista tornano a rifulgere splendidamente: rivedano le opposizioni a questa luce i loro programmi e le loro ideologie: si imbevano i capi e imbevano i loro seguaci dell'idea di libertà. Libertà, libertà, libertà: deve divenire come un'ossessione. Tutte le libertà: di pensiero, di stampa, di riunione, di organizzazione, di insegnamento, di commercio; la libertà sopra l'unità; la libertà sopra l'internazionale; la libertà sopra tutto. E insieme "los von Rom!", via da Roma; antistatalismo a ogni costo. Adesso per tutte le opposizioni è divenuto ugualmente e singolarmente facile predicare e attuare questa indifferenza e questa avversione per l'intervento dello Stato nelle varie questioni. Prima la fisionomia classistica e tirannica dello Stato Italiano si può ammettere che fosse meno evidente; si poteva ancora credere da taluno che lo Stato Italiano fosse ancora lo Stato di tutti o, meglio, lo Stato di nessuno. Adesso questa illusione non è più possibile per alcuno. Adesso abbiamo lo Stato Fascista, e per chi non è fascista lo Stato è il nemico ed egli per lo Stato è lo straniero. Sono i fascisti che parlano così, anche quelli che son responsabili: le opposizioni prendano alla lettera queste dichiarazioni, le accettino tali e quali, e si comportino di conseguenza. E tutti gli oppositori, democratici, socialisti, popolari, non domandino più nulla a questo Stato, non accettino più nulla da lui, e predichino largamente fra i loro adepti questo disinteresse. E se il Governo attuale, magari per isbaglio, fa qualche legge che risponda a queste idee di liberismo, lascino fare, non si oppongano per opporsi, ma se ne valgano per fondarci sopra qualche loro particolare interesse. Se tutte le opposizioni, e qui parliamo specialmente agli unitari ed ai democratici, si mettono sui binari del liberalismo e dell'antistatalismo, sarà così trovato anche il comune denominatore delle opposizioni, e sarà così anche posta, o almeno suggerita, la soluzione del problema della ecalizione e dell'affiatamento delle opposizioni. Il qual problema non sarà il primo dei problemi che l'opposizione deve risolvere, ma non ne è certo neanche l'ultimo. ***
Un'ultima raccomandazione alle opposizioni, in quanto sono opposizioni parlamentari. Superfluo il ridire che mai, a nessun costo, neanche in un momento di distrazione, nessuno degli oppositori dovrà lasciarsi indurre a riconoscere questa Camera come legittima rappresentante della "volontà del paese". Ma la Camera bisogna adoperarla. Adoperarla come i deputati Czechi, durante la guerra, adoperavano il parlamento austriaco: tribuna da cui dire quel che dire non si può nei giornali, nei congressi, nei comizi: stazione ultra-potente da cui mandare radiotelegrammi "a tutti". E in Parlamento tenerci un piede dentro e uno fuori: pronti a metter fuori anche l'altro e a lasciarci i deputati della maggioranza a guardarsi nella faccia gli uni con gli altri. AUGUSTO MONTI
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