UN CALABRESE "CORRECT"

    So che esiste a Chicago (U. S. A.) un cittadino americano, oriundo italiano, che si chiama Luigi Carnovale. Deve essere uomo abbastanza ricco, perché mi invia puntualmente tutte le sue pubblicazioni, dei numeri unici dedicati alla sua persona, delle circolari che mi invitano a rendere noto al pubblico che "Luigi Carnovale, da Stilo di Calabria, ora residente in Chicago (U. S. A.) è un carattere nobilissimo, purificato da ogni scoria di bassa mondanità, umile, riservato, francescanamente innamorato del bello, del vero, del buono". Queste circolari mi pervengono ora in inglese, ora in italiano: l'ufficio di propaganda di Luigi Carnovale è bilingue. So che Luigi Carnovale ha donato a Stilo un monumento dedicato a Campanella: e questo mi conferma nella buona opinione sulle sue disponibilità finanziarie. Vi devo confessare tutta la mia simpatia per questo rispettabile filosofo.

    Prima di tutto, mi piacciono i suoi sistemi di farsi la réclame. Mi piace questo calabrese che, trapiantato in America, ha saputo mettersi così bene al corrente. Da noi, un filosofo, per lanciarsi, deve organizzare o una sapiente rotazione di cattedre universitarie, o una agenzia di recensioni, o un salotto, o una marcia su Roma: e sempre tirare il sasso e nascondere il braccio, e camminare e presentarsi con la volpe nascosta sotto l'ascella: è un arrivismo accademico e sornione, pidocchioso e tignoso.

    Invece, udite Luigi Carnovale: viva la sua faccia, egli si presenta come si presentano in America i fondatori di nuove religioni, i candidati alla presidenza della Confederazione e le macchine da scrivere di nuovo tipo:

    "Luigi Carnovale lavora in silenzio alla maniera degli antichi filosofi, alieno dal chiasso e nemico delle lodi, spesso non sincere, contento solo dell'encomio della sua buona coscienza che lo assicura di aver operato bene. Spirito mazziniano, educato alla scuola dei grandi ribelli contro ogni sorta di tirannia e di impostura - Campanella, Bruno, Savonarola - egli tiene continuamente fornito di buone legna odorate di virtù di scienza e di sapienza, il focolare del suo pensiero, tutto dedicato alla verità ed al miglioramento dei suoi simili. Ape industriosa egli è continuamente affacendato ad accumulare il buon miele della istruzione e della educazione nel suo fecondo favo laggiù in Chicago. È da dolersi non poco che i suoi connazionali stentino a parlare di lui e della opera sua, spicciandosi con poche parole quando non possono proprio farne a meno, mentre profondono elogi e pongono sul candelabro della fama gente, spesse volte, da nulla, sol perché quella gente da nulla può rendere loro qualche servizio.





    Ma, come il proverbio dice "nessuno è buon profeta in patria sua" - Luigi Carnovale è più conosciuto nell'Inghilterra, nel Giappone, nell'Australia anziché in patria, e le sue opere sono più apprezzate dagli stranieri che non dagli italiani. È triste, ma così è. Negli Stati Uniti d'America il Carnovale è considerato uno dei più insigni scrittori nel campo della storia, della filosofia e della educazione".

    Ho la salda convinzione della sincerità del Carnovale. Mi piace immaginare questo grande filosofo come figlio di un povero contadino calabrese che ha fatto soldi: da bambino passò il mare, andò alla scuola americana, imparò a scattinare sull'asfalto dei marciapiedi, come tutti i ragazzi di Chicago: poi si mise nelle imprese di filosofia, che del resto sono tradizionali per i calabresi quasi come il commercio delle frutta.

    In una sua circolare, leggo testualmente:

    Carnovale lavora. Il tempo è prezioso.

    Ogni atomo che passa conta assai per un'anima ansiosa di bene come la sua.

    Egli scrisse:

    1.) una visita all'artista Andrea Cefali.

    2.) Mia madre.

    3.) Il sogno di Francesca.

    4.) Il giornalismo degli Emigrati Italiani in America.

    5.) Perché l'Italia è entrata nella grande guerra.

    6.) Soltanto l'eliminazione della neutralità potrà subito e per sempre impedire le guerre.

    In via di pubblicazione:

    1.) La formazione del carattere italiano,

    2.) Tommaso Campanella.

    3.) Gli Onnipotenti.

    La fucina del Carnovale è produttiva".

    Chi conosce appena qualche prospetto o qualche opuscolo d'affari americano, ritrova in questo fraseggiare un'aria assolutamente di famiglia. I manifesti elettorali americani sono redatti allo stessa modo. "Il tal dei tali ha fatto in dieci anni una fortuna di cinque milioni di dollari: quale migliore prova che egli saprà amministrare bene gli affari dello stato di New York?".

    In che cosa consista la filosofia di Luigi Carnovale, non potrei precisarlo, perché non ho mai letto nessuna delle sue opere. Credo tuttavia che essa si inquadri perfettamente in un wilsonismo fermo ancora al 1918; e questo non mi fa dispiacere, tutt'altro. Anzi. Oggi, in Italia, tutti i professori di università che nel 1918 andarono a scodinzolare dinanzi a Wilson, oggi si adoperano perché le tabelle delle varie "Vie Wilson" delle cento città siano mutate in altre, portanti "Via Fiume", "Via Duca del Mare", "Via Principe di Montenevoso": oggi, Luigi Carnovale fa col suo wilsonismo ingenuo, una figura dignitosissima. Io mi associo a quanto dice La Voce del Popolo Italiano, periodico di Chicago, nel suo numero straordinario, tutto dedicato ad illustrare la figura di Luigi Carnovale:





    "Diciamolo francamente: è buona cosa che in America sia un sí nobile campione della nostra razza ed un sí geniale cultore di tutto ciò che forma il decoro della patria italiana. La vita dell'esule sembra meno dura nella luce che emana da tali spiriti generosi. Certo la Patria non ha all'estero un figlio più devoto, più operoso e più valido tutore e propagatore della sua vera grandezza.

    "PERCHÉ L'ITALIA È ENTRATA NELLA GRANDE GUERRA" - (Volume Bilingue di Luigi Carnovale).

    Così avrebbe agito Mazzini, così avrebbe pensato Garibaldi. Siamo lieti di sapere che la società ha riconosciuto il beneficio recatole dal libro del signor Carnovale, poiché a lui, al giovane autore, giunse da ogni parte del mondo la lode più sincera e più lusinghiera. Siamo lieti di sapere che fu quel libro che ha fatto cambiar opinione alla stampa americana a riguardo dell'Italia e degli italiani. Siamo lieti di affermare che quel libro ha avuto gran parte nel suscitare le simpatie del governo americano e dei governi del mondo a favore dei giusti reclami dell'Italia sulle sue terre, sui suoi confini. Siamo lieti di sapere che quel libro ha fatto sí che i più refrattari, perfino la stampa germanofila sia stata costretta a riconoscere che l'Italia ha bene agito. Siamo lieti di sapere che quel libro si trova sul tavolo di tutti gli studiosi di cause serie in tutto il mondo".

    Devo dire che questo reclamismo non mi offende come il reclamismo dei nostri filosofi e politici ufficiosi, compaesani di Carnovale rimasti in Italia?

    Bisogna che spieghi a me stesso questo punto delicato.

    Mi pare che la ragione sia il tono. La correntezza dell'enunciazione, la semplicità anglo-sassone, commerciale. Io sono un osservatore tollerante, so che tutti gli uomini, in America come in Italia, pretendono di agire come Mazzini e di pensare come Garibaldi. Lo so, e mi ci adatto. Ma qui in Italia me lo dicono digrignando i denti, mostrando il bianco degli occhi, ostentando sul petto un teschio e sulla pancia una fusciacca inverosimile. Carnovale, questo italiano americanizzato, ha adottato i costumi di laggiù. Fa la reclame a sé stesso e alla propria filosofia dettando i soffietti direttamente alla dattilografa, in stile da discorsi pronunciati dalla piattaforma del vagone, e ispirandoli a un umanitarismo pieno di buone intenzioni e di buona creanza. Lo fa "per il nostro bene", per il miglioramento del genere umano, per il progresso della civiltà, per la pace dell'umanità. Sono tutti scopi che comportano perfettamente un po' di reclamismo. Quando non si fa professione di credere a queste cose, allora sí che si ha l'obbligo di essere persone di buon gusto, riservate, prudenti, discrete, e non di fare 'e pazzie 'o pazzariello sulle piazze. Carnovale è a suo posto, in America: ma i suoi compaesani, rimasti in Italia a predicare le nuove gerarchie e le nuove aristocrazie con le stamburate di Carnovale, questi indispettiscono.





    E poi, guardate cos'è l'America, e la salutare efficacia del suo conformismo e delle sue convenzioni, anche su un uomo nato a Stilo di Calabria. Carnovale - sempre a fini di propaganda - mi ha inviato anche la sua fotografia. È una onesta e grossolana faccia di aranciaro: ma tutta la sua filosofia non lo ha dispensato dal presentarsi come un gentlemen, con colletto duro e cravatta bianca. E senza pose benelliane. Correct.

    In Italia, un filosofo della forza di Carnovale, o anche un po' più, si presenterebbe in camicia nera, decorato di fantastici ordini equestri od equini, e col viso atteggiato vuoi a simulata ferocia, vuoi a trascendentali meditazioni.

    In America, perfino i ciarlatani sono correct. E questo mi piace.

G. A.