STATO MAGGIORE FAZIOSO

Ricordate la guerra!

    Il generale Giardino, ignaro di tutti gli eventi della pace, ha continuato nel dopo-guerra a parlare ai suoi soldati del Grappa. Il generale chiamava sagre i suoi discorsi, li intitolava Ricordate la guerra!

    Tuttavia queste operazioni, oggi piccole faci nella bufera (!), quasi per adulazione al nuovo sole, volevano racchiudere un programma politico, il solo programma politico onesto, secondo un generale fazioso e irrequieto: obbedire! Ai suoi soldati diventati cittadini, offriva il consiglio retorico e goffo di tutti i panegirici: vivete ed operate sempre come se foste ancora e sempre i soldati del Grappa. Macché retorica! Giardino ha scambiato quel complimento per una norma di vita!

    Il generale Giardino é un fenomeno che può nascere soltanto come patologia di un regime democratico. Soltanto in uno stato di assoluta e schiacciante libertà era possibile tollerare un chiacchierone zotico e generico come lui, un perpetuo esibitore di glorie militari, un confesso incompetente pronto ad interloquire su tutto. In un regime militare per es. avrebbero applicato la censura almeno tutte le volte che Egli si fosse rivolto con tanta commozione al cuore del popolo: ché la parola popolo in certi climi non é di buon gusto né di buon augurio. Né sulla disciplina sembrerebbe che giovi insistere con discorsi; e il ripetere tre volte la parola obbedire, in tema Cattaneo e "cinque giornate" rivela, i modi e la convinzione del sergente maggiore.

    Ma con la sopportazione di Nitti il fazioso distribuiva lezioni d'ordine e faceva parlare di sé e di prossime congiure e di alte complicità. Nitti lo seppelliva nel ridicolo lasciandogli la libertà di congiurare.





    Il suo esempio in Senato provò che la libertà di parola reca in sé sufficienti difese. L'incultura del generale sovversivo tutte le volte che egli pretendesse amenamente interloquire nei discorsi finanziari di Luigi Einaudi o in argomenti di politica estera veniva misurata dalla voce stessa.

    Il suo nazionalismo sovversivo tuttavia anticipava il fascismo: e perciò non servivano idee e cultura, ma sagre e commemorazioni. In periodo di disoccupazione e di inquietudine il grido: Ricordate la guerra era un programma e una parola d'ordine.

L'odio contro Nitti

    Giocando sul combattentismo la reazione poteva sempre presentare il volto ingannevole della democrazia. Per tutto il '19 Giardino giuocava di demagogia, a gara, non dico con Nitti, ma con tutti i partiti di sinistra.

    Chi vorrà dare del ministero Nitti un giudizio storico dovrà tener conto della vittoria che egli seppe ottenere prontamente sullo spirito militarista e sovversivo dello Stato Maggiore. Nessun nome ha tanta virtù di far imbestialire il generale Giardino quanto quello di Nitti. Può essere un primo merito.

    Quando Giardino capì che si poteva essere un pò più coraggiosi e aperti, perché i tempi stavano mutando, - sotto il ministero Giolitti - le sue prime dichiarazioni in Senato furono una serie di violentissime e poco signorili ingiurie contro l'ex presidente. Anche nel caso Giardino si trattava della rivolta del disoccupato. A Nitti che parlava di contadini e di operai il generale rispondeva opponendo il popolo, storica arma in Italia per i faziosi. In mancanza di guerre lo Stato maggiore aveva bisogno di parate, di feste, di sagre. Tre quarti dell'odio degli italiani contro Nitti é spiegato dalla sua repugnanza per le sagre. Giardino lo spiegava al Senato sin dal 14 dicembre 1918:

    "Non io chiederò di certo festeggiamenti eccessivi, dopo tanti lutti e mentre tanti lutti durano. Ma l'austerità é contro natura, per noi italiani, e particolarmente per il soldato italiano, che come muore lietamente, quando muore nella gloria del sole, così ama che alla gioia del sole, siano riconosciuti l'opera sua ed il suo sacrificio".





    Il fascismo é tutto qui: le sagre utilizzano degli uomini che con Nitti erano furenti di essere lasciati nell'ombra. Bisognava vendicarsi di questa inaudita costrizione all'autorità.

    Le colpe vere di Nitti - colpe gravissime -sono quelle dell'uomo di Stato che ha un programma e dopo averlo inserito nella realtà non riesce a compierlo, in parte per eccessivo ottimismo, in parte per errori di stile e di misura.

    Ma se voglio di fronte alle colpe enumerare i suoi meriti basta che io riscriva le obbiezioni del generale Giardino: smobilitazione degli animi, amnistia ai disertori, appello agli operai e ai contadini contro il combattentismo disoccupato, provvedimenti di polizia.

    Il programma di Nitti fu il solo programma conservatore serio della borgheria italiana. Soltanto la rivoluzione operaia avrebbe diritto di chiedergli conto dell'avvelenamento che egli produsse col riformismo nelle file della social democrazia. Ma egli potrebbe contrapporre i suoi meriti di addomesticatore della reazione. C'era una esigenza prima, insopprimibile nel dopo guerra: disarmare gli animi, garantire il ritorno alla normalità. L'amnistia ai disertori, di cui si esagerò l'importanza, ha il suo senso in questa politica di smobilitazione integrale. I soldati dovevano diventare cittadini: per garantire l'ordine pubblico bastava la guardia regia; né occorreva spaventarsi di conflitti sociali e di lotta politica: Nitti tardando le elezioni di un anno e facendole nel'19 in condizioni di singolare libertà, senza intimidazioni né truffe di prefettura, conduceva la più abile politica di ricostruzione e di prevenzione del fascismo. Sbagliò di misura nella sua fiducia. Appena egli cadde la rivolta dello spirito militare cominciò a scatenarsi.





Il volto della frode

    Se dovessi descrivere un ritratto completo del generale Giardino io sceglierei di farlo mediante un parallelo con Ludendorf. Non so se il nazionalismo miope e retrogrado dello Stato Maggiore si sia espresso mai in altri modelli così significativi. Nell'uno e nell'altro gli studi di strategia hanno soverchiato ogni versatilità lasciando soltanto, dopo la vittoria, una sfrenata ambizione. La provocazione e la pervicacia s'alterna nella loro politica con la falsa umiltà, con l'opportunismo, e con un insinuante volto di conciliazione. Il signor Giardino non ha nessun diritto di atteggiarsi oggi a nemico coraggioso, e della prima ora, del bolscevismo. Il suo coraggio, di fronte a Nitti e al bolscevismo nel 1919, gli suggerì soltanto il macchiavellismo. Altro che prima ora! Passarono parecchi mesi prima che la tattica mutasse. Il programma di Giardino nel'19 era... modestamente wilsoniano; pace e nazione armata.

    La nazione armata fu uno dei caratteristici equivoci del dopo-guerra. Il fascismo stesso poté presentarsi come una applicazione del principio, sebbene in verità si trattasse piuttosto di un falso.

    La nazione é armata quando va in guerra; ma in pace, l'esercito permanente con una ferma determinata di un periodo breve ma non brevissimo, integrato da scelti corpi di polizia rappresentano la politica militare più saggia e più democratica.

    Tutte le altre frottole pacifiste diedero delle armi ai militaristi. Per un tipo come il generale Giardino, che aveva conosciuto in guerra i cittadini, ma solo come militari, il programma "nazione armata" era una risorsa inaspettata per prolungare una situazione eccezionale e conservare in pace i comandi tenuti in guerra. Si trattava di fondare un vero e proprio arbitrio, un regime di tirannide in cui l'organica e la tattica tenessero il posto della politica; e mediante la disciplina, il motto "tutti i cittadini soldati", il miraggio della conservazione della pace, si rendesse stabile la strapotenza militate che era stata necessaria in guerra. Giardino fu uno dei più fervidi sostenitori della nazione armata, della disciplina democratica: ma egli non si dimenticava di avvertire giudiziosamente che nazione armata non doveva significare "la confusione dell'esercito nella Nazione" ma la fusione della nazione nell'esercito. In questo modo, candidamente, lo Stato Maggiore contava di farsi signore in Italia.





La diplomazia del generale

    Nei discorsi del generale Giardino si parla soltanto di politica estera. Senti l'uso del vecchio generale di tenere lo sguardo sempre rivolto al nemico: La politica interna é un aspetto della politica militare: consiste per metà nella legge di reclutamento e devono farla i generali. Egli scopre il suo giuoco nelle invettive contro la polizia "che é abituata ad ubbidire a determinate autorità politiche senza il controllo della apolitica gerarchia militare". Per il vincitore del Grappa il regime ideale é il controllo della apolitica gerarchia militare. Sulle questioni di merito egli dichiara modestamente la propria incompetenza; ma a patto di sollevare su ogni terreno la pregiudiziale della difesa nazionale. Bisogna occupare la Dalmazia. Bisogna impedire gli scioperi. Bisogna aiutare i pescecani,. Perché? Ah, non sarà mai che il generale Giardino pretenda di usurpare l'ufficio altrui! Argomentino i tecnici e il generale sia scusato. Egli è incompetente in questioni di dettaglio. Non spetta a lui la difesa delle sue tesi. La discussione é assolutamente libera. Purché si concluda che bisogna occupare la Dalmazia, impedire gli scioperi, aiutare i pescecani, perché nel decidere non si tratta più di politica, é in gioco la difesa nazionale!

    Certo il dogma della patria nacque nella caserma.

La gioia di vivere

    Dall'ottobre 1922 c'è un'aria nuova in Italia. Si respira la gioia di vivere. Ci si incontra, ci si apre, fratelli con fratelli; é quasi una sorpresa l'entusiasmo; coi vecchi regimi si sarebbe finiti tutti immusoniti d'austerità. Tutto é passato. Anche Tittoni può cantare Giovinezza.

    Che cosa sogna l'opposizione di dissidio tra esercito e camicie nere? Ma allora i generali sarebbero a capo delle camicie nere! Ma non vedete che allo Stato Maggiore non par vero che tutto sia passato, di trovarsi finalmente nel suo regime? Niente nuove guerre: anche Giardino preferisce la pace: ma nella pace il comando. Non più congiure: é probabile che Diaz abdichi volontariamente per il generale di tutte le sagre. E Mussolini serba un naturale rispetto per l'uomo che in Senato chiamava teppisti i bolscevichi, e sul disarmo delle fazioni proponeva, che si cominciasse dai rossi sí che arrivati al fascismo, ai lealisti si tenesse conto delle differenze. Nel'19 Giardino faceva la sua politica giocando sugli ufficiali, Mussolini ha giocato nel '22 sugli ufficiali congedati. Lo spirito è quello: niente politica, ma sagre e gioia di vivere!

p. g.