LA LIBERTÀ DI CREDERE

    La libertà di credere enormemente è la valvola di sicurezza, é lo sfogatoio: milioni di uomini possono vivere nelle fabbriche, purché siano padroni di crearsi e di immaginarsi a loro talento, paradisi terrestri o celesti, palingenesi comuniste o religiose, teosofiche o hallesistiche, ricostruzione del mondo, paci universali. Se questa libertà é loro tolta, il regime economico è colpito a morte: e questa é la ragione intima della indissolubilità fra democrazia politica e grande produzione industriale. Perché la fabbrica funzioni, perché l'uomo possa ancora servire la macchina senza infrangerla in una nuova guerra servile e senza prorompere a furori devastatori, occorre assicurare libertà di propaganda a tutte le dottrine, a tutte le visioni, a tutte le utopie, a tutte le scempiaggini, a tutti gli errori. Guai ai popoli che sono troppo saggi, troppo ragionevoli, in cui abbondano i poveri macchiavellini, e gli scimiotti della realpolitik: essi non possono comandare, essi languiscono ai margini della vita economica e della storia del mondo. Le predicazioni più ridevoli per l'aristocratico e per l'intellettuale educato al dubbio, sono oggi come le correnti calde nelle acque degli oceani: fanno fiorire la palma e la vigna, sulle terre che esse lambiscono.

G. A.