UOMINI E IDEE

Unamuno

    La Spagna è una grande nazione. Cioè una nazione tragica dove tutte le cose si fanno sul serio, con un carattere d'austera inflessibilità. Poco importa che Primo de Rivera sia in procinto di far le valigie; in tanto, insegna al suo popolo di quale finezza psicologica sia capace un generale fatto primo ministro, e come sappia sdegnare qualunque apparenza di accomodamento e di complicità.

    Nessuno, col suo silenzio, gli stava a fronte come Miguel de Unamuno. È inutile cercare i paragoni: la gente nostra che a lui parrebbe somigliare, basta pronunziare il nome (Prezzolini?) per mettersi a ridere. È un uomo che non s'è mai vergognato di nulla, nemmeno della sua retorica. Certo, è pesante. Ci son momenti de' suoi scritti in cui tutti, al posto suo, metterebbero dell'ironia. E lui invece va diritto, per una strada maestra che non ha ombre né riposi, sotto i raggi implacabili delle sue verità che picchiano con furore, armato di occhi magici che scagliano le frecce avvelenate degli anatemi. Giuliotti in confronto non è nulla, perché é bizzoso. Unamuno, privo di tutte le altre grazie, possiede quella della logica, ch'è la più dura e la più imperativa: sicché si sta ne' suoi libri come in una morsa. E' il più bel campione di fanatismo che ci stia sott'occhio. I francesi troppo "ragionatori", "presentabili", "uomini di mondo" anche quando dicono le insolenze, possono andarsi a sotterrare.

    Unamuno merita d'esser deportato. Ha sempre desiderato, implorato che si venisse "ai ferri corti". Tutti i combattimenti gli paion belli, e non ci son mulini a vento quando si è pronti a versare il sangue. Pure gli mancherà qualche soddisfazione; gli agenti di polizia non saran degni di luì e dell'ordine ricevuto, avranno un tratto volgare, non seguiranno le perfette regole della cavalleria. Delle offese che gli toccheranno molto lo compiangiamo. Ma gli offriamo la consolazione di pensare alle losche manovre con le quali, nel nostro regime, sarebbe stato trasferito a Caltanisetta. Tanto losche e umilianti, da fargli perdere il lume della ragione, e da indurlo a prosternarsi alla Minerva.

U. M. di L.