SPINOZA FANCIULLO
E
GENTILE MINISTRO
Volendo provare l'onestà del figlio, il padre di Spinoza gli ordinò di andare a riscuotere una somma di denaro da una vecchia ebrea di Amsterdam. La donna, che stava leggendo la Bibbia, fece segno a Spinoza di attendere la fine della mistica lettura, poi, dopo avergli domandato che cosa desiderasse e avergli contati i denari dovuti, gli disse: "Ecco quello che devo a tuo padre. Possa tu essere un giorno onesto come lui; mai non s'è discostato dalla legge di Mosè ed il Cielo non ti benedirà se non farai altrettanto". Nel dir queste parole oneste e pie, prese il denaro per metterlo nella borsa del ragazzo. Ma il piccolo Spinoza volle a sua volta contare le monete, e non fece male perché trovò che mancavano due ducati. Così il futuro filosofo constatò che le pratiche religiose non concordano sempre con la sana morale.
Si potrebbe osservare che le pratiche religiose non sono tutta né sono sempre la religione. Ma rimane il problema: la religione é necessaria alla morale? Ernesto Renan scriveva nel 1846 che il cristianesimo é necessario ancor oggi per assicurare l'educazione di ogni individuo, poiché non sarà mai un uomo completo colui che non sia stato cristiano nella sua infanzia. Renan riduce la religione ad ancella della pedagogia. La posizione del Renan é quella di molti pedagogisti, moralisti, politici. Il problema religioso presenta attualmente un aspetto eminentemente pratico. Più che sulla verità della religione si discute sul suo valore sociale. Così si ammette, come nota l'Höffding, che l'essenza della religione non consiste in una soluzione che essa offre con i suoi dogmi ai problemi che riguardano la vita e l'universo, ma nell'influenza pratica che essa va esercitando, cioè nel valore che possiede in quanto forma particolare della cultura spirituale. Non c'è da stupirsi se a valorizzare pedagogicamente la religione siano delle persone mancanti di vera e propria religiosità. E non c'è da stupirsi se costoro negando quell'unità tra la religione e la morale che subordina la seconda alla prima, riducono la religione al formalismo della pratica esteriore.
Non il teocratismo gesuitico né il conservatorismo tipo Thiers del 1949 hanno compreso che cosa sia l'educazione religiosa. La Civiltà Cattolica del 1850 fa presente ai governi ed ai borghesi che le istituzioni cattoliche "mansuefacciono il popolo", con "quelle gotiche stupidità" che rafforzano i regimi monarchici ed aristocratici, sì che "quei buoni baccelli del medio evo erano divenuti flessibili ad ogni cenno, come una mandra di pecore". Il conservatore di oggi, framassone magari, pensa: I doveri dell'uomo non hanno persuaso il povero che prima é il dovere e poi il diritto, e che il risparmio é miglior cosa della lotta di classe. Proviamo a mettergli in mano il catechismo insieme al sillabario, prima che legga l'Avanti! e faccia tumulto in piazza.
Qualcuno protesterà che rimpicciolisco, o falso addirittura, lo spirito che muove il Gentile al confessionalismo scolastico. E farà presente che nel ministro v'è il filosofo che non vede altra via di salvezza per la rigenerazione morale del paese che quella della religione, brodo di coltura dei principii morali. Dimentichiamo pure il ministro della Restaurazione e veniamo al filosofo. Questi ha scritto:
"La scuola laica, come lo Stato laico, vuole escludere da sé la religione. E sta bene. La religione nella scuola rappresenta quella intolleranza, quel ristagno scientifico, quella eteronomia intellettuale e morale, che non si può non condannare severamente. E noi dobbiamo e vogliamo cacciare, senza tregua, dalla scuola tutto ciò che vi porti intolleranza, ristagno scentifico, eteronomia; la scuola é vita dello spirito, e lo spirito vi é nella pienezza della sua libertà, nel progresso infaticabile delle sue produzioni.
"La scuola é il tempio della ragione, che non ammette altre leggi che quelle della sua natura; e vi scrive da sé, essa stessa, giorno per giorno, il suo catechismo".
Ora ha mutato opinione. Preoccupazione di moralista e di cittadino? Era un pensatore in cui era vivissima la preoccupazione etica quel Cristiano Wolf che dichiarava la morale conciliabile coll'ateismo, e coloro che dichiararono antieducativa un'educazione religiosa precedente quella morale erano quasi tutti religiosi. Il Gentile non ha ancora giustificato il valore del catechismo scolastico. E veniamo al sodo. L'indipendenza della morale della religione é secondo alcuni una questione estranea al problema pedagogico, in quanto la morale potrebbe trarre forza dal sentimento religioso anche se questo fosse indipendente da essa. E questa considerazione é giusta. Ma ammettendo l'indipendenza della morale dalla religione si viene, come abbiamo detto, a dare a quest'ultima un valore puramente esterno, relativo. La religione sarebbe ridotta ad uno stimolo sentimentale (il timor Dei, ad esempio) che non é necessario se non in quanto supplisce stimoli più direttamente, più intimamente morali. Ristretto il valore della religione nel campo della sua utilità educativa ne scaturisce questa conseguenza pratica: che gli elementi religiosi saranno scelti ed adattati ad usum pueri.
Il bambino non sa perché non deve rubare la frutta. Gli diremo: Dio ti guarda. Non importa se il bambino appena fanciullo sorriderà del dio che sta di guardia alle dispense. La religione è come l'istitutrice: quando i ragazzi mettono i calzoni lunghi la si licenzia. Dio, il lupo e l'agnello di Esopo, gli uomini illustri di Plutarco. Tutto sullo stesso piano.
Io non mi scandalizzerei, se Dio potesse servire da surrogato all'imperativo categorico, che é così difficile a fissare. Ma non posso accettare questo connubio tra religione e morale fino a che non mi si mostrino i loro rapporti di unità.
Nella pedagogia religiosa, o meglio religiosità pedagogica, che é oggi di moda, vedo il pericolo dell'ateismo ineducato e del religiosismo immorale. Mi pare che dal catechismo che vorrebbe rendere morale il pupo italiano possa saltar fuori una generazione di scettici incapaci di bene e nella religione e nella morale.
Una mezza educazione religiosa, e intendo per mezza educazione quell'infarinatura di nozioni catechistiche che si dà comunemente ai fanciulli, può portare a sorridere di Dio, non solo, ma anche di tutti quei principii che si sono appresi collegati con quel quid misterioso. Channing, fanciullo, assiste ad una predica in cui si descrive la terra come sotto la maledizione di Dio. Egli non dubita che tutti i presenti sentano il bisogno di abbandonare ogni briga temporale per mettere in salvo la loro salute eterna. "Sana dottrina", commenta suo padre, all'uscita di Chiesa. Lungo la strada il fanciullo non osa aprir bocca, aspettando che suo padre lo intrattenga sul pericolo delle loro anime. Ma il padre si mette a fischiettare, e, giunto a casa, invece di convocare la famiglia, porge i piedi al calore del focolare. Allora il fanciullo dubita della religione, e germina in lui l'idea di un sistema religioso e morale che superi quello che gli si é mostrato falso. Ma non tutti i ragazzi sono capaci di superare il trapasso. Allo svuotarsi improvviso del ciclo quasi sempre si accompagna una crisi spirituale, che può trascinare negli abissi dello scetticismo anche quel credo morale che non é sorto e non s'è svolto in piena autonomia. La religione potrà stare alla formazione morale come l'impalcatura sta alla volta in costruzione. Ma le volte costruite male cadono quando viene a mancare l'impalcatura. E l'impalcatura costruita male trascina la volta nella rovina.
O moralità areligiosa. O religiosità informante tutta la vita morale. Quello che vuole Gentile è un compromesso.
I nostri ragazzi potranno dubitare di quella religione impartita loro da un maestro ateo che con un sorriso, con una parola, con la sua freddezza, tradirà la connessione fra il Vangelo ed il pane quotidiano. E potranno dubitare di quelle verità morali che vengono loro esposte insieme a quei principii religiosi che nelle famiglie non sono presenti.
Mentre la scuola laica insegna quei principii morali che nella religione familiare possono avere un completamento, la scuola confessionale minaccia di diventare una scuola di scetticismo.
Questo non credo sia negli intendimenti del Gentile filosofo e ministro. Ma a questo porta la sua politica scolastica.
CAMILLO BERNERI.
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