VIAGGIO IN ITALIA

La croce processionale

    Guardiagrele, 20 settembre.

    Nella sacrestia della Collegiata, il canonico ci mostra la croce processionale cesellata da Nicola da Guardiagrele. La croce è ritta, ad altezza d'uomo, contro l'ampia balconata aperta.

    Fisso gli occhi sul miracolo vicino: i due angioletti adoranti, sbalzati nella lamina d'argento ai lati del volto di Cristo paziente, donde avran tratto questa lor tonacuccia, che si ravvolge ai lor piedi tal quale come ai piedi degli angeli del Botticelli? Per quali segrete vie dell'Italia così vasta, questa graziosa e severa rifinitura della rinascenza fiorentina giunse a fiorire sotto le dita del solitario Nicola, tutto intento al lavoro in un povero borgo abruzzese, sui fianchi della Maiella? Alzo gli occhi dai due angioli cesellati, guardo il miracolo lontano, oltre la balconata aperta. Ecco le vie non segrete ma palesi, non nascoste ma nude sotto il sole: tutte le vallate che si precipitano al mare, Lanciano bianca con le torri, la foce pietrosa del Sangro, i paesi infitti sui monti in un dolore chiuso secolare, gli uomini confinati nei paesi ad attendere bravamente la povertà e la morte nelle vecchie case, e gli angeli - degni di questi paesi e di questi uomini - che salgono al cielo con le braccia conserte al petto e la tunica ravvolta ai piedi, pieni di grazia e di severità.

Rapida inchiesta sul fascismo locale.

    Ma il canonico é più bello della sua croce.

    Il canonico mi colpì quando a un dubbio avanzato da un turista, egli replicò: "Ma si capisce che lo sbalzo è ricavato tutto in una lamina sola. Altrimenti Nicola non sarebbe grande com'è ". Lo disse con un tono così appassionato e così nobile! Egli difendeva l'onore di Guardiagrele e della Maiella; il vanto della Collegiata, il decoro delle sue fibbie d'argento di teologo, l'orgoglio della sua modesta vita: tutto.

    I fascisti di Guardiagrele lo applaudirone con gli occhi. Essi avevano celebrato il XX Settembre alla lapide della Maiella, e ora accompagnavano qualche turista in giro per Guardiagrele. Guardavano la croce, e noi che osservavamo la croce lieti che la trovassimo al di là della fama, superbi che a Guardiagrele ci sia tanto da ammirare.





    Dai discorsi di questi delicati e fini giovani abbruzzesi, mi parve che a Guardiagrele, tempo addietro, si fosse diffusa questa notizia. c'è "in alta Italia" un partito che dichiara rottami le croci professionali, che vuole adibire le collegiate a refettori scolastici per i bimbi poveri, che obbligherà gli artigiani del ferro battuto a mettersi a salario come battimazza nei grandi stabilimenti industriali, che proclama che è ormai tempo di smetterla con la riguardosa considerazione verso i vecchi portali e i bei cornicioni, bensì che é giunta l'ora di demolire energicamente, di tagliare attraverso l'Italia piena di monumenti inportanti strade diritte, dirittissime, in modo che le automobili vi possano filare come in America, e che infine tratterà il canonico di Guardiagrele e i suoi colleghi come rimbambiti, e tutti coloro che non hanno la "febbre delle velocità" come degli scemi. A queste notizie i giovani un po' istruiti di Guardiagrele si indignarono: e siccome taluni indizi approssimativi accusavano i socialisti come preparatori e propagandisti di tutte queste ignominie, i giovani di Guardiagrele si dichiararono fieramente anti-socialisti. E siccome sono giovani animosi si armarono a simiglianza dei fascisti dell'Alta Italia, si vestirono come loro, e si dichiararono loro camerati: convintissimi che anche nell'Alta Italia il gaio amore verso le vecchie torri normanne e verso le tradizioni antiche, il disperato attaccamento al borgo perduto in mezzo alla campagna abbiano scongiurato tutte le profanazioni verso i morti e le loro sacre cose, armando la mano ai viventi.

    Io mi guardai bene dall'insinuar loro dubbio alcuno. Mi astenni dal rattristarli informandoli che tutta la borghesia dell'Alta Italia ha abbastanza schifo per i ruderi, ed é molto propensa a ridurre i vecchi oratorii come garages. Mi astenni dall'avvertirli che gli industriali dell'Alta Italia, grandi amici del fascismo hanno una mediocrissima stima delle collegiate abruzzesi, e si ricordano dell'Abruzzo solo per quel poco di forza elettrica che c 'e da sfruttare e per quei pochi boschi che ci sono ancora da tagliare. Mi astenni alfine dall'avvertirli che la maggior parte dei fascisti settentrionali pensa che l'Italia debba mettere delle ciminiere al posto delle vecchie torri normanne, delle ciminiere di possenti e sonanti e enormi stabilimenti, tali da gareggiare con quelli americani: anzi che l'Italia, "matura, com'essi dicono, per i suoi destini", "illuminata dalle nuove aurore, possa e débba emulare l'America: opinione, questa assai pregiudizievole per i paesi di Abruzzo perché, con i criteri americani, si troverebbe certo razionale cingere tutto l'Abruzzo, Guardiagrele compresa, con una palizzata, e si inviterebbero tutti gli abruzzesi a staccarsi una buona volta da un paese così poco adattabile alla grande industria e alla grande agricoltura.

    Io mi astenni, ripeto, dall'insinuare alcuna di queste cose, perché temetti che i giovani fascisti di Guardiagrele mi scambiassero per un maligno socialista subsannante, e mi picchiassero coi loro manganelli.

    (Continua)


G. ANSALDO