LA REAZIONE.
Caro Gobetti, Sono perfettamente d'accordo con te, con Emery, con la Rivoluzione liberale: noi dobbiamo prepararci a essere gli illuministi di un nuovo '89. I pseudo-hegeliani dei Caffè aspettano dopo la tesi comunista e l'antitesi fascista, la sintesi della democrazia sociale. No: la sintesi sarà rivoluzionaria, in un modo o nell'altro, e si affermerà quando man mano, sotto la spinta delle idee e degli eventi il nostro pessimismo sarà cosa pubblica, e forte come la disperazione. Se andiamo verso un regime zarista, con i pogrom e contro i socialisti, troveremo a quest'altra cantonata la rivolta del popolo italiano. E speriamo che sia ancor più fiera ed austera di quella di Lenin. Io penso che siamo per assistere a un governo di accomodamenti sostanziali, senza ritegno, con il contorno di una severità e autorità da operetta, e affiancato dalla continua repressione di ogni oppositore temibile, in via immediata. Non credo che ciò possa servire a qualche cosa, eccetto che per certi piccoli elementi superficiali e illusori, atti a soddisfare chi vede solo la superficie (come quei tali topi giapponesi che sentono due sole dimensioni, si dice, e probabilmente scambiano le croste di formaggio per le forme polpute; salvo poi a fare i conti con lo stomaco!). Per esempio, può darsi che per un paio di mesi, e non meno, i burocrati romani vadano all'ufficio in orario, a leggersi il giornale sugli scanni invece che sotto le coperte del morbido letto. Pare infatti che Mussolini lasci il suo biglietto da visita nei vari uffici alle nove del mattino. Se è vero, gli consiglierei di istituire anche la contabilità dei fogli di carta. La piccola borghesia plaude al Duce come novello Mazzini, o Garibaldi. Parole non ci appulcro; ma farò questa piccola obbiezione : che Mazzini e Garibaldi non erano d'accordo coi Prefetti. Quanto all'avvenire, è sulle ginocchia, non di Giove ma di Iside addirittura Se Mussolini farà una politica di destra con venature nazional demagogiche, vedremo a una sua caduta (non troppo vicina ma nemmeno troppo lontana) la riscossa del liberismo e della democrazia intellettuale; se farà ancora di più e peggio, se vorrà tener duro a tutti i costi (ed é uomo da farlo) avremo, assai più in là, una scossa molto più profonda, dopo cui si potrebbe ricominciare ex novo a far l'Italia. Sogno di invincibili idealisti che noi siamo! Perché si attuino, ci vorrebbe o la disperazione della fame o il ritorno almeno iniziale a una condizioni migliore di vita economica e sociale. II popolo non vede altra salvezza che in questo interesse o quando si sente libero dalle più assillanti esigenze. Ma nei crepuscoli economici e sociali come questo, in cui ciascuno pensa al suo boccone di pane, o a riafferrare quel tozzo anche più misero che gli è sfuggito, la passione politica nel senso vivo della parola è inerte: per questo abbiamo visto ora l'Italia apatica e indifferente verso questo accaparramento dei suoi destini, per questo il fascismo è riuscito, forte della sua economia reazionaria. tuo SANTINO CARAMELLA
(da una lettera) |