QUESTIONI DI TATTICA.

    La nostra opposizione al fascismo non é un agitarsi inquieto di spiriti nevrastenici o femminilmente emozionati. Possiamo considerare le cose con serenità, possiamo maturare anche un problema di tattica. La nostra è un'antitesi di stile, che non sente neppure il bisogno di discutere il discorso di Mussolini. La questione riguarda qualcosa di più profondo che il colpo di Stato e la crisi Ministeriale. Noi non combattiamo, specificamente, il Ministro Mussolini, ma l'altra Italia. Sappiamo di dover lavorare a lunga scadenza. Se fossimo deputati ci dimetteremmo. Ci raccoglieremmo nel silenzio. Possiamo continuare a parlare solo perché ci rivolgiamo a un pubblico intelligente, tra amici, e non ci si può fraintendere o attribuire falsi scopi.

    Sappiamo e ci auguriamo che Mussolini non cada troppo presto, che la sua esperienza percorra tutta la parabola. Non condividiamo, odiamo decisamente le opposizioni che si vengono timidamente accennando nel campo parlamentare. I socialisti combatteranno Mussolini per avere tra qualche mese Baldesi al ministero e poter gareggiare con le cooperative fasciste nella richiesta di sovvenzioni allo stato e di concessioni di lavori pubblici. I democratici reagiranno in nome delle vecchie clientele, in nome dei vecchi metodi giolittiani; cercheranno di impedire con ogni sorta di transazione i chiarimenti e le responsabilità nette.

    Saremo inesorabilmente contro queste sopravvivenze parassitarie, anche se dal nostro atteggiamento dovesse trarre vantaggio Mussolini.Vogliamo che l'esperienza si compia in tutta la sua logica di intransigenza. Che Mussolini non possa trovare un alibi, che non possa attribuire ad altri la responsabilità del suo insuccesso. Alla nostra opposizione silenziosa il governo non potrà rimproverare quelli che saranno effetti delle sue colpe.





    Non abbiamo fiducia in Mussolini e nei suoi collaboratori. Abbiamo voluto affermarlo nettamente. Ognuno a suo posto. Avremmo preferito evitare all'Italia povera e immatura questo esperimento disastroso. Ma ora che non si può tornare indietro vogliamo trarne tutti i vantaggi possibili per l'esperienza del paese.

    Se il popolo è ineducato e non ha il senso della libertà anche Mussolini può essere utile, non col risanare il bilancio (compito a cui altri uomini si richiedono), ma coll'insegnare concretamente, a chi lo sapeva solo dai libri, che cosa sia la tirannide. La reazione blanda di questi giorni rincrudirà: la dittatura sarà la dittatura; chiediamo le elezioni coi mazzieri, non solo in Puglia, ma a Torino e a Milano. Non vogliamo che l'esperimento Mussolini sia la continuazione del riformisino giolittiano. Il paese ha bisogno di una prova. Se sarà degno della libertà la conquisterà anche attraverso cinque anni di dittatura. Il fascismo non deve assumere nessuna maschera democratica; non deve riuscire soltanto a raddoppiare le clientele e segnare il momento di palingenesi della piccola borghesia.

    La nostra opposizione è così intransigente che ci rifiutiamo di esaminare i programmi e di collaborare colla critica. Combattere Mussolini per sostituirgli tra sei mesi Nitti, Cocco Ortu, Orlando o Giolitti, no e poi no. Le nostre sono antitesi integrali: restiamo storici, al di sopra della cronaca anche senza essere profeti, in quanto lavoriamo per il futuro, per un'altra rivoluzione.


La Redazione.