Note di legislazione sociale

    L'assicurazione per la invalidità e la vecchiaia viene fatta in Italia col sistema delle marche da applicarsi dal datore di lavoro su tessere personali di ciascun lavoratore. Solo per le famiglie coloniche e degli affittuari la tessera è unica per tutti i loro componenti. I lavoratori che possono provare di avere versato un minimo di contributi, in caso di invalidità, o arrivati ai 65 anni, hanno diritto ad una pensione.

    Il datore di lavoro applica periodicamente sulla tessera la marca di più o meno valore a seconda del salario che corrisponde al lavoratore. Egli stesso sostiene la metà di queste spesa, l'altra metà la sostiene il lavoratore, in quanto egli se ne rivale trattenendone l'importo sulla sua paga. Il datore di lavoro è però responsabile della incompleta o mancata assicurazione anche se il lavoratore non ne vuole sapere.

    Questo sistema dà molte noie ai datori di lavoro, ha parecchi inconvenienti e costa eccessivamente.

    Si immagini di quali complicazioni è causa questo sistema nelle aziende agrarie a conduzione diretta, in cui il lavoro dei campi è fatto in prevalenza da giornalieri che cambiano in continuazione e le marche vanno applicate in rapporto all'effettivo lavoro, prestato talvolta a frazioni di settimana o di giornata.

    Il lavoratore perde spesso la tessera, la sciupa facilmente, ed occorrono lunghe pratiche per ottenerne un duplicato in cui si riporti il numero delle marche pagato nella vecchia tessera.

    Quando il bracciante presta la sua opera in parecchie aziende successivamente, riesce impossibile di trovare il datore di lavoro responsabile, se uno di essi non abbia pagato l'assicurazione dovuta.

    Per le famiglie coloniche le marche vengono applicate una sola volta l'anno su un'unica tessera. Ma le marche da applicarsi sono di diverso valore a seconda del sesso o dell'età di ciascun componente la famiglia colonica.

    Il datore di lavoro deve quindi tener in regola tutto uno stato di famiglia, non essendo obbligato all'assicurazione per i ragazzi fino ai 15 anni, dovendo pagare una data somma per l'assicurazione dei lavoratori dai 15 ai 20 anni, ed una somma diversa per i lavoratori dai 20 ai 65 anni. Se un membro della famiglia colonica va a lavorare fuori del podere per un certo periodo egli non è obbligato a fare per lui l'assicurazione, poiché ad essa deve pensare il datore di lavoro presso cui quello si reca.

    Il proprietario terriero deve tener conto di chi muore, di chi parte, di chi si sposa, di chi nasce, di chi lavora fuori del podere.

    Infine siccome i coloni in genere non ne voglion sapere della trattenuta sui soldi per la metà della spesa d'assicurazione, ed il proprietario secondo la legge, ne è l'esattore responsabile anche per la loro parte con diritto di rivalsa, ne sorgono questioni ed attriti, che ancor più rendono difficili i rapporti fra proprietari o coloni.





    Un agricoltore, il sig. Orazio Tamburini, in una lettera che dirigeva all'Agricoltura Toscana scriveva tempo fà con ragione a questo proposito:

    "Noi proprietari agricoltori vogliamo cose chiare, semplici, precise; noi siamo occupati, cari signoroni degli uffici, non abbiamo tempo da perdere dietro le vostre circolari e sui vostri moduli. Nei nostri scrittoi non c'è posto che per i libri colonici, che per le rivista agricole, e voi continuate a soffocarci con regolamenti e decreti, con ogni sorta di carta stampata. Se volete del denaro, avanti, coraggio... noi si paga a pronta cassa".

    Quello che indispone gli agricoltori, più ancora del nuovo aggravio fiscale per l'assicurazione, è il modo della sua riscossione.

    La vendita delle tessere e delle marche, la rinnovazione annuale delle tessere, i controlli, i visti, le ispezioni, le contravvenzioni, le controversie che ne nascono, importano una spesa sproporzionata per il mantenimento di tutta la burocrazia necessaria.

    Crediamo che i contributi riscossi finora non siano stati neppure sufficienti a pagare gli impiegati.

    Sarebbe una cosa buona avere delle cifre precise che dimostrassero quant'è costato realmente dalla sua costituzione ad oggi l'ordinamento delle assicurazioni per l'invalidità e la vecchiaia, e quali risultati sono stati conseguiti.

    Ammesso, ma non concesso, che lo Stato, il quale in Italia non riesce ad assolvere i suoi compiti essenziali e sbarca il lunario giorno per giorno aumentando continuamente i suoi debiti, debba provvedere ad assicurare il minimo di rendita ai lavoratori quando per invalidità e vecchiaia non siano più capaci di guadagnare, a ciò si dovrebbe provvedere, come si è già provveduto per l'assicurazione infortuni in agricoltura, col sistema delle sovrimposte invece che con quello delle marche da applicarsi sulle tessere individuali.

    Lo Stato dovrebbe cioè assicurare per suo conto questa rendita aumentando le imposte per sopperire alla nuova spesa. Senza bisogno di creare nuovi organi di riscossione e di intralciare le iniziative produttrici.

    Fa ridere il sentire che la complicata riscossione dei contribuiti è conseguenza della volontà educativa che informa la nostra legge.

    Lo Stato, si dice, non vuole dare ai lavoratori un'assistenza e basta. Vuole educarli alla previdenza e al risparmio.

    Invero da un buon pulpito viene la predica! Ed il metodo di questo educatore, che ritiene di potersi così poco fidare dell'educando da obbligare un terzo ad essere responsabile dei pagamenti eseguiti per suo conto, ci sembra assai saggio...

    L'assicurazione per la vecchiaia è fatta a traverso l'assistenza dello Stato, e non con una finta di assicurazione.

    Arrivato a 65 anni il lavoratore belga ha diritto ad una pensione, minore o maggiore a seconda se abita in un Comune di prima, seconda o terza categoria, ed a seconda se ha più o meno risorse finanziarie per suo conto. (Da noi anche un colono cha ha qualche centinaio di migliaia di lire alla banca, per il fatto di essere cafone è obbligato alla assicurazione e riscuote la pensione come se non avesse alcun altro provento).

    Le spese necessarie per il pagamento della pensione sono nel Belgio per cinque ottavi a carico della Stato, per un ottavo a carico delle Provincie e per due ottavi a carico dei Comuni. Nient'altro.

    Ma... allora non ci sarebbe bisogno di un'apposita "Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali", non ci sarebbe bisogno degli "Istituti Provinciali di Previdenza Sociale", non ci sarebbe bisogno di mantenere in vita, quasi appositamente un Ministero...


ERNESTO ROSSI.