NOTE DI ECONOMIA

La crisi negli impianti idro-elettrici

    La persistente siccità di quest'anno induce a credere che, ove eccezionali pioggie autunnali non sopravvengano, avremo un'altra crisi di deficienza di energia elettrica. Si continuerà, così, a demolire quella leggenda del carbone bianco che ha formato uno dei motivi a ripetizione del nostro nazionalismo economico, il quale aspira a togliere l'Italia dalla... schiavitù dell'estero per il carbone. E il buon Dio non inscritto fra le camicie azzurre, ci ricorda che una così larga ed incondizionata indipendenza non è nei suoi piani.

    Non so quale associazione abbia votato di recente un ordine del giorno chiedente al Governo, fra gli altri provvedimenti, l'ampliamento degli impianti esistenti per sfruttare tutto il nostro patrimonio idraulico: ottimo proposito al quale il Governo ha dedicato, se non erro, tutta la sua buona volontà a giudicare dagli atti del Consiglio Superiore delle Acque che ha deciso su domande di concezione di impianti idroelettrici per un paio di milioni di cavalli di forza. Ma le concessioni non sono state seguite dalla pronta esecuzione delle opere e ciò si deve, da un lato, alla mancanza di capitali occorrenti, dall'altro, all'eccessivo costo di produzione dell'energia in relazione al minimo quantitativo che potrebbe essere collocato. Si deve, infatti, ricordare che i salti più economici sono stati da tempo sfruttati e che i nuovi impianti dovranno essere fatti in località in cui il buono delle acque e la configurazione del terreno richiedono opere colossali, costosissime, e da cui si potrà ricavare una quantità di Kw.ora di molto superiore al fabbisogno della località in cui l'energia potrebbe essere trasportata.

    Così, per esempio, se il fabbisogno di una regione è 10, la quantità disponibile con gli attuali impianti 8, la produzione dei nuovi impianti con i vecchi 20, sulle 2 unità mancanti per soddisfare il fabbisogno attuale dovrà gravare il costo di produzione di tutte le 12 unità di nuovi impianti, ciò che vuol dire impossibilità economica di collocare la nuova energia ottenuta. È vero che col tempo il consumo crescerebbe, ma ciò potrebbe avvenire con molta lentezza e fino ad allora bisognerà regolarsi solo sul consumo consentito dalle attuali forme di utilizzazione dell'energia, ed a giudizio dei tecnici esse sono ancora molto ridotte. È questa la ragione principale per cui i concessionari ritardano la messa in opera degli impianti ed è, come si vede, ragione di carattere esclusivamente economico contro la quale non si sa se, e fino a qual limite, potrebbe essere utile un intervento dello Stato.

    Ai motivi economici di ritardo si è poi aggiunta una minaccia politica: quella della nazionalizzazione degli impianti e della distribuzione di energia elettrica, secondo vari progetti della sociale democrazia, che hanno paralizzato la buona volontà di quei pochi che, malgrado tutto, avrebbero fatto qualche cosa, con la minaccia di una espropriazione senza indennità, quale era stata proposta da quell'utopista che è l'on. Bianchi.





    Così tutto è quasi fermo, e resterà fermo finché il problema del carbone bianco, superata la fase del morboso nazionalismo o dell'irresponsabile socialismo, non sarà considerato per quello che è cioè un problema prevalentemente economico.


EPICARMO CORBINO


Municipi e governo

    In una nota con questo titolo, pubblicata, nel numero del 13 agosto della Rivoluzione Liberale, Epicarmo Corbino dice che spesso i fascisti ottengono le dimissioni delle Amministrazioni socialiste "fra l'entusiasmo della cittadinanza", ed aggiunge: "Ciò dimostra: 1) che i socialisti amministravano male; 2) che il Governo consentiva che queste cattive amministrazioni continuassero a depauperare i loro Comuni".

    Non sarebbe forse illegittimo sollevare qualche dubbio circa la sincerità e la generalità di quell'"entusiasmo della cittadinanza"; analizzando il quale, si ritroverebbe una certa dose di quella fifa che i fascisti disprezzano tanto.

    E mi pare almeno arrischiata e frettolosa l'affermazione che quell'entusiasmo dimostri senz'altro che i socialisti amministravano male. Se fosse lecito in argomenti simili usare ragionamenti così spicciativi, si potrebbe sostenere, per lo meno con altrettanto fondamento, che l'entusiasmo provocato dalla caduta dei socialisti dimostri che essi amministravano bene, se è vero che una assoluta necessità per una buona amministrazione è stata in questi ultimi tempi quella di tastare fortemente, ciò che il Corbino chiama "spogliare una categoria di cittadini a danno di altri".

    Ma quello che mi preme di far rilevare è il concetto che lo scrittore ha riguardo ai cómpiti dei Governo rispetto alle Amministrazioni comunali.

    Il Governo, secondo il Corbino, avrebbe 1e colpe di aver tollerato e anche sanzionato gli abusi che ànno condotto al depauperamento dei comuni, e di non aver fatto rispettare la legge comunale e provinciale. L'accusa di "depauperare" il Comune sembra in contraddizione con l'altra di "spogliare" i cittadini, o almeno "una categoria di cittadini", perché per non depauperare il Comune bisogna appunto, se non spogliare, alleggerire i contribuenti. In secondo luogo bisognerebbe dimostrare che i prestiti, mutui, sussidi, ecc. siano stati unicamente la sanzione di abusi commessi, e non una necessità derivante dalle burrascose condizioni del dopo-guerra. Se dovessero essere sciolte tutte le amministrazioni che hanno ricorso a mezzi simili, la prima contro la quale il Governo dovrebbe provocare il decreto di scioglimento sarebbe quella... dello Stato.

    Il Governo, secondo il Corbino, per rispettare la legge comunale e provinciale, avrebbe dovuto sciogliere tutte le amministrazioni socialiste che amministravano male, compreso nell'amministrar male lo "spogliare" una categoria di cittadini a danno di altri.

    La legge comunale e provinciale dice che i consigli comunali possono essere sciolti per gravi motivi d'ordine pubblico e per persistente violazione della legge. Se a queste disposizioni si desse l'applicazione voluta dal Corbino, tanto varrebbe affidare al Governo l'incarico di amministrare i Comuni. Si farebbe così un passo decisivo verso quella rivoluzione antiburocratica, di cui il Corbino è non tepido fautore!


Un lettore. [Perelli, Giannotto]