NOTA SUL COLLABORAZIONISMO
All'invito, fattoli dall'editore di inserire nel suo volume Collaborazionismo, una nota a proposito dei recenti fatti politici, Ubaldo Formentini ha risposto con questa lettera che noi siamo lieti di offrire come primizia ai lettori. Il volume uscirà in tempo per il congresso socialista, ove é da sperare possa chiarire ai collaborazionisti una materia di cui molto parlano senza averne fatto mai oggetto di studio profondo. La Spezia, 17 agosto 1922.Caro Gobetti, Confesso che dopo gli ultimi avvenimenti ho sentito vivamente la necessità di una nota di cronaca al libro. Essendomi volontariamente disabituato dall'esprimere, anche nella più raccolta intimità, giudizi giornalistici, ho rimandato, sine die, non solo di esprimere un giudizio ma anche di meditare sull'argomento e, a pochi giorni di distanza, trovo che quel mio disagio si é press'a poco quietato. Forse tutto sta in ciò: che il titolo COLLABORAZIONISMO è meno opportuno editorialmente di quel che pareva un mese fa; infatti, il titolo da me pensato era LA CRISI DELLA SOVRANITA, certo assai più rispondente alla materia : - ma è il caso ora di fare un cambiamento di questo genere? Mi parrebbe dar segno di una resipiscenza che, dopo tutto, non ha ragione di essere. D'altra parte, per accordare il libro con la cronaca, dovrei parlare non solo degli ultimi avvenimenti, ma anche di altri di poco precedenti, che ho del tutto trascurati e voluto trascurare, compreso lo stesso movimento collaborazionista in sé, come movimento parlamentare e politico. Come fare? Pel momento non mi sembrerebbe di poter cavare dalla cronaca recentissima altra conclusione per il mio tema che questa: - che il fascismo, là dove si sostituisce ai socialisti nel proselitismo e nell'organizzazione sindacale eredita tutti i problemi del collaborazionismo socialista. Tuttavia, questa è ancora una veduta sommaria che vuol essere approfondita. La questione forse va posta in questi termini: - il sindacalismo operaio ha proposto un problema di organizzazione giuridicopolitica dello Stato, pensando di risolverlo coi propri mezzi, coi propri uomini, con la propria aristocrazia. A un dato momento ha trovato altri elementi e altre forze concorrenti alla stessa soluzione: fra queste forze bisogna contare anche sul fascismo. Se mi fossi proposto di studiare nell'insieme il moto e la composizione di questi fattori, il mio libro avrebbe senza dubbio il difetto di trascurare degli elementi che non possono stimarsi inefficaci. Ma io ho studiato la crisi della sovranità sopratutto come crisi individuale e soggettiva; come un fatto dello spirito cioè che comprende nella sua ampiezza e spiega anche le manifestazioni fasciste, naturalmente, se i miei giudizi non sono errati. Veda lei, caro Gobetti, se, le poche righe che precedono, buttate giù in tutta fretta, possono servire per una nota a piè di pagina alle ultimissime parole del libro; se no lasci pure le cose come si trovano. UBALDO FORMENTINI.
|