LA SCUOLA NORMALE
Anzitutto a noi pare che in questa materia, se si vuol arrivare a concludere qualcosa, non si debba parlare di riforma della Scuola Normale, della Scuola Tecnica, ecc., ma bensì di una Scuola Normale, di una Scuola Tecnica ecc., ossia di una Scuola Normale riformata, di una Scuola Tecnica riformata, ecc. O meglio a noi pare non si debba parlare neanche di scuola riformata, ma piuttosto d'insegnanti riformatori, vale a dire di un gruppo o di gruppi di insegnanti i quali insieme, in regime di autonomia scolastica, attuino una riforma di metodi scolastici da essi escogitato o da essi accettato. Per cui il ministro Anile, se vuol fare opera buona, praticamente, dovrebbe pigliare una Scuola Normale e in questa scuola piantarci quattro professori di sua fiducia, e a questi professori, in questa scuola, dar l'incarico di sperimentare la riforma che egli è venuto escogitando. La quale riforma, per quanto si sa dai giornali, avrebbe le seguenti note caratteristiche: 5 anni di Scuola Normale, a cui si accede da una scuola media inferiore o da un corso popolare, aggruppamenti di discipline, latino, storia dell'arte. Questo per le linee fondamentali; fra le disposizioni secondarie ce ne sarebbe una per la quale i licenziati dal liceo, con previo un piccolo esame d'integrazione, sarebbero abilitati all'insegnamento elementare. Della riforma Anile la cosa più importante e più buona a noi pare precisamente che sia quella tal disposizione secondaria riguardante i licenziati dal liceo. Una Scuola Normale ottima, se non perfetta, noi in Italia ce l'abbiamo già ed è l'attuale ginnasio liceo classico. Stabiliamo, appunto come farebbe l'Anile, che la licenza liceale abiliti, così senz'altro, o, se si vuole, con una integrazione, all'insegnamento elementare, e la riforma della Scuola Normale sarà cosa fatta, almeno per una buona metà. E insieme sarà cosa fatta per intiero anche la riforma della nostra scuola classica; la quale così cesserà di essere quella preziosa inutilità che è attualmente, per divenire viva e proficua. Ma la coltura generale?! La coltura generale non esiste, o, se esiste bisogna distruggerla. Ottima scuola di coltura sarà la migliore delle scuole professionali, come 1'ottima delle scuole professionali sarà quella che darà anche una soda, se non larga, coltura. Ogni scuola, se vuol essere scuola, deve essere interessata, per i suoi scopi immediati, disinteressata, per i suoi effetti più remoti. Una scuola che si proponga di essere disinteressata è un assurdo. La scuola romana formava l'uomo o il cittadino (scuola disinteressata) attraverso l'oratore (scuola professionale, interessata). La scuola militare forma l'uomo, il cittadino attraverso il soldato. La nostra scuola classica, se vuol formare qualcosa e qualcuno, deve formare l'italiano, il cittadino, l'uomo, attraverso il maestro; deve essere professionale, interessata (Normale) per il suo scopo immediato, disinteressata, di coltura generale (umanistica), per il suo risultato intimo. Ma il liceo normalizzato potrà darci il maestro buono per le scuole dei grandi centri urbani, e per la scuola primaria di preparazione alla secondaria. Questo maestro sarà fuori di posto nella scuola elementare popolare e nella scuola rurale. Per queste scuole ci vorrà un maestro che venga da una scuola fatta apposta per lui, da una scuola veramente e solamente magistrale. Questa scuola, secondo noi, classicisti a oltranza, non dovrebbe avere come materia centrale il latino. Le ragioni per cui su questo punto dissentiamo, modestamente, dal ministro Anile, sono due: I) noi non abbiamo in Italia buoni maestri di latino che bastino neanche per le duemila classi dei nostri Ginnasi regi e pareggiati, dove si andrebbero a pigliare i maestri di latino per tutte le Scuole Normali di nuovo tipo? 2) protestano già contro il latino dei Ginnasi tante famiglie, che pur sono della buona borghesia; immaginate voi che repugnanza dovrebbero avere per il latino i clienti della Scuola Normale, tutti borghesia minuta e contadiname? La nuova Scuola Normale invece dovrebbe avere due materie centrali: Francese, affidato all'insegnante di lettere e storia naturale. Accanto ad ognuna di queste scuole per i maestri del popolo ci dovrebbe essere o un orto o una bottega di falegname o un laboratorio di sartoria, con dentrovi un ortolano autentico o un falegname autentico o un sarto autentico. Abbiamo detto che un maestro uscito dal liceo sarebbe fuor di posto in una elementare rurale o in una popolare; aggiungiamo ora che anche un maestro il quale provenga da una Normale comecchessia riformata si troverà fuori di posto in una povera semestrale di Sommaprata in valle Camonica o in una desolata mista di Casa del Conte in Basilicata. Già ora, allo stato attuale delle cose, un maestro discretamente pagato, mediocremente colto, agevolmente trasferibile, in codeste disgraziatissime residenze, non ci vuole stare neanche in pittura: e son quelle appunto che più di tutte hanno bisogno di un maestro proprio e stabile. Aumentate gli stipendi, aumentate la coltura del maestro, questo particolare stato di cose non farà che aggravarsi. E allora, come fare? Come assicurare ai derelitti figli di Sommaprata e di Casa del Conte un loro maestro, per la loro scuola? Qui, secondo noi, bisogna venire, o tornare, all'assunzione di personale non diplomato e all'abilitazione. Ci sono sempre, anche in paesi come quelli che abbiamo nominato per esempio, delle persone munite di coltura e di attitudini sufficienti per esercitare con qualche efficacia le funzioni del maestro elementare; in molti luoghi, specialmente del Sud, persone come io dico già si dedicano di fatto all'insegnamento libero. Non resta altro che dar per legge alle autorità la facoltà di assumere localmente codesto personale non abilitato. Insegnando imparerà; l'ispettore, se arriverà fin lassù, gli potrà dare qualche consiglio, qualche libro, qualche rivista, poca roba, glieli potrà fornire il gruppo d'azione; un corso estivo o due gli daranno un'ultima ripulitura, e poi il maestro così raffazzonato potrà anche avere la cresima della abilitazione, abilitazione che valga però solamente per quel luogo. Così anche Sommaprata in Val Camonica, anche Casa del Conte in Basilicata potranno avere il loro maestro stabile, affezionato, sufficiente ai bisogni. Altrimenti no, mai. AUGUSTO MONTI
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