LO ZUCCHERO SALATO
Le maggiori organizzazioni agrarie avevano di recente vantate le proprie tendenze liberistiche. Ma come già si sono mostrate lusingatissime della promessa più o meno esplicita del ripristino del dazio sul grano (in lire 30 al quintale), così ora danno nuova prova dei proprii veri intendimenti con l'accordo stipulato fra l'Unione Italiana Zuccheri e gli agricoltori del basso Po. Con essi gli industriali si impegnano a pagare, a consegne ultimate, un prezzo provvisorio di lire 9 per quintale di barbabietola; mentre il prezzo definitivo sarà fissato in rapporto alla media dei prezzi dello zucchero nazionale dal 1° settembre 1922 al 30 giugno 1923. "In tal modo - scrive Gino Luzzatto, esponendo i termini della questione nel Secolo del 7 corr. - se non si contasse su altri interventi perturbatori, gli agricoltori avrebbero semplicemente acconsentito a partecipare ai rischi dell'industria, ma in realtà, appena firmato l'accordo, i rappresentanti dei bieticultori si sono affrettati a prevenire le critiche dei loro rappresentanti, assicurando di aver messo a Roma le cose a posto presso i competenti ministeri in modo che la bietola sarà pagata intorno alle 12 lire il quintale. Nelle condizioni attuali del mercato internazionale degli zuccheri la promessa governativa se effettivamente è stata fatta, non costituirebbe una minaccia eccessivamente grave per i consumatori. Ma se, come si prevede, i prezzi dello zucchero di Cuba e di Giava dovranno discendere e se ad abbassarli anche più contribuirà il miglioramento dei cambi, il dazio dovrà far sentire tutto il suo peso in difesa di zuccherieri e bieticultori, ed il Governo dovrà intervenire con opportune variazioni che non permettano di scendere, nei prezzi interni, al disotto delle 240 lire il quintale. Così dell'accordo fra bieticultori e zuccherieri le spese saranno fatte in ogni caso dai consumatori. Nel caso, cioè, che i prezzi attuali dello zucchero estero dovessero rimanere immutati, l'accordo avrà dato il modo agli industriali di conservare il dazio nella sua integrità. Se invece prezzi e cambi dovessero precipitare, i consumatori non potrebbero avvantaggiarsene che in misura minima, e non potrebbero mai pagare lo zucchero (sempre all'ingrosso ed in fabbrica) a meno di 436 lire il quintale (240+216). "Così - conclude il Luzzatto - per cedere alle insistenze di un gruppo di proprietari più impazienti e per assicurare loro un vantaggio, i dirigenti delle associazioni agrarie nazionali si sono resi complici di un nuovo attentato alla nostra economia, contribuendo a creare un nuovo freno al promettente sviluppo del consumo di un articolo di prima necessità e di tutte le industrie alimentari a cui esso dà vita, e si sono - quel che è peggio - compromessi in modo da perdere ogni libertà d'azione nella discussione del problema doganale". L.F.
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