NOTE
Perché facciamo una rivista settimanale? Non per accompagnare gli avvenimenti, ma per accompagnare il lettore, per diventargli indispensabili, per fondare insieme con lui una comunità, una scuola. Una scuola in cui più impara chi più fa, più ottiene chi più dà agli altri. Pubblicando articoli di due o tre pagine, senza proporci facili divulgazioni, o assurde semplificazioni stilistiche noi diamo appunto un'espressione simbolica dello sforzo che si vuole esigere dai nostri lettori. ***
A Torino abbiamo una cultura provinciale perché abbiamo un giornalismo provinciale. Come instaurare una differenziazione di valori quando si ha l'impudenza di tenere M. Bassi al posto di G. A. Borgese, M. Caputo al posto di V. Gayda, Pestelli (udite! udite!) al posto di L. Einaudi? La funzione storica del giornalismo torinese consiste nell'organizzazione di veglionissimo e di feste di beneficienza. ***
La facoltà di Giurisprudenza dell'Università torinese è la più bella prova della nostra tesi sull'anacronismo della scuola moderna. Quale influenza hanno nella vita cittadina uomini di scienza come L. Einaudi, G. Mosca, A. Sraffa, P. Jannacone, G. Solari, G. Pacchioni, G. Prato, V. Ruffini, ecc.? Chi s'avvede che essi vivono a Torino? Chi tra tanti ignoranti sente il bisogno di avvicinarli, di consultarli, di imparare ciò che essi possono insegnare? Perciò questi spiriti aristocratici si appartano, sdegnano le vuote espressioni di clamore culturale indigeno, si sono ridotti a conversare gli uni con gli altri e con pochi giovani, selvatici come loro tra tanta mondanità. Il critico.
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