UOMINI E IDEE
Non per la invocata iniziativa personale di De Nicola il rappresentante della convenzionalità, della retorica vuota, della debolezza, dell'oppotunismo, ma solo attraverso un vigoroso conflitto ideale fra le due Camere la vita parlamentare italiana può riconquistare la sua funzione. Ne abbiamo veduti con piacere i primi spunti. Gli istituti vivono quando sono capaci di ridiscutere la loro stessa genesi e la propria validità ideale, quando nella vivacità dei dissidi concreti e delle lotte operose sanno riconquistare un senso nuovo, ricrearsi. Naturalmente i socialisti, amanti del quieto vivere, delle riforme che arrecano "utilità", opportunisti e paurosi delle idee, non hanno osato alimentare la lotta costituzionale e si sono limitati alla mera demagogia. ***
La povertà della lotta politica italiana si manifesta nella mancanza di preparazione dei capi-partito. Lasciamo fuori dal nostro esame per ora i popolari che possono invocare l'attenuante dell'infanzia (e del resto qualcosa hanno fatto). Ma qual'è il contributo dei socialisti alle scienze politiche, economiche, sociali? Antonio Labriola appartiene alla filosofia e dai socialisti è ignorato o non capito. Salvemini, nonostante gli anni di battaglia interna, è fuori dello spirito del socialismo. Achille Loria ebbe i suoi limiti in un compito veramente poderoso di divulgazione. Arturo Labriola, irrequieto e superficiale, in qualche sua geniale intuizione è sempre uscito dal socialismo avviandosi a orizzonti liberistici, e rinunciando al suo compito di marxista. R. Mondolfo, F. Ciccotti, A. Levi, sono episodi di tecnica intellettuale e non sono stati seguiti da un vero movimento di coltura socialista. Giuro che Filippo Turati, C. Treves, Modigliani scrivono soltanto articoli e discorsi perchè veramente impotenti a pensare un libro. Il capolavoro della dottrina socialista italiana, la teorizzazione più allegra dell'utilitarismo del partito del ventre è dunque il pensiero di Enrico Ferri. ***
A Torino dovrebbe nascere un nuovo giornale: Il Popolo Socialista. Le difficoltà da superare sono anzitutto - dicono - finanziarie. Frola, organizzatore, ha trovato un modo significativo di far quattrini che dimostra anche la completa maturità diplomatica di codesti cercatori di portafogli. La borghesia torinese ha pagato e pagherà le spese. Mentre tutte le altre conferenze cittadine fallivano per l'apatia generale, al teatro Scribe. Ferri, Modigliani, Treves, Caldara hanno avuto il più eletto pubblico cittadino che vi ha pagato prezzi non certo proletari e vi ha udito le più vane chiacchiere. Enrico Ferri ha ripetuto in mezzo ai più clamorosi entusiasmi la sua conferenza shakespeariana ormai secolare! ***
Claudio Treves parlando della crisi del parlamentarismo ha fatto l'autobiografia della propria degenerazione parlamentare. Egli è deputato riformista, è uomo che non ha mai letto un libro (si ricordi la recensione all'Oriani!) e non si èvoluto smentire. Esiste una crisi del parlamentarismo, un problema di governo, italiano e internazionale, che ha suscitato energie creative (con vie e soluzioni diverse e contradditorie) in Russia, in Inghilterra, in Germania, che ha mosso confuse aspirazioni e incerti tentativi fin Francia ed in Italia. Esiste un lavoro teorico, una elaborazione di idee e di riforme quasi secolare : da Proudhon a Ferrari, da Cattaneo ai nuovi federalisti, dal marxismo a Sorel, da Ostrogorschi ai moderni imperialisti francesi, dalla Democratie nouvelle al Rathenau, dagli interpreti di Marx al bolscevismo. Lo studio di questo lavoro e delle esperienze pratiche che ha generato è la premessa indispensabile per un uomo onesto che voglia parlare del parlamentarismo d'oggi. Ma la cultura di Claudio Treves,come quella di Enrico Ferri, è ferma al '90. Per lui l'ultima novità libraria è un certo filosofo Federico Nietzsche, e citare i nomi di Platone e di Hegel (le cui idee sarebbero quasi identiche!) è cosa molto peregrina. La grande questione filosofica da porsi è ancora il dissidio tra individualismo e società! E la prova del tramonto dell'individualismo è la mancanza di grandi uomini politici nell'ora presente (Lenin e Trotzchi sono stati per nulla!) come se individuo ed umanità non fossero due termini che hanno la loro ragione l'uno nell'altro. L'ultima scoperta dell'onorevole è stato il socialismo di Machiavelli. Con le risorse di questi invecchiati arnesi Claudio Treves ha chiacchierato a lungo mostrando di ignorare le correnti ideali, cui abbiamo sopra accennato, e senza riuscire a coprire la più disonesta impreparazione. Ha parlato della guerra, del cristianesimo, della riforma, della conferenza di Genova, dello zar, di Versailles, di Poincaré; ha difeso don Sturzo contro Giolitti, ha pianto su tutte le sventure umane. Sul parlamentarismo si è deciso alfine a leggere un breve periodo e a creare una nuova teorica: chi ha udito può sapere ora che per Claudio Treves esiste un fondamentale dissidio (che è anche dilemma) tra autocrazia e parlamentarismo : tutte le altre idee si possono conciliare e nel parlamento si deve celebrare il festoso connubio tra regime rapresentativo e sindacato, tra ... Società delle Nazioni e Consiglio di fabbrica! Claudio Treves sarà il ministro... celebrante! Il critico
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