ESPERIENZA LIBERALE

Governo e volontà collettiva

     "Chi non s'agita è sicuro di non ottenere nulla, per quanta ragione abbia; chi si agita è sicuro di ottenere tutto, quand'anche abbia torto. Sotto un altro Governo l'agitarsi potrà essere una colpa; sotto il nostro, sotto uno qualunque dei nostri succedutisi da quando c'è un regno d'Italia, è sempre una colpa il non s'agitare... Per avere un Governo che ci serva davvero, cioè che lavori alla comune prosperità non abbiamo che da crearci una volontà collettiva e da estrinsecarla ordinatamente" (B. Varisco, Rassegna moderna).

     B. Varisco ha una ben curiosa idea di questa volontà collettiva che deve dare un contenuto al governo. B. Varisco che ha dato all'Italia contemporanea uno dei più geniali sistemi filosofici, s'è fatto un'abitudine dello schema sistematico, e vuol vedere il sistema, come realtà di riflessione, nella volontà popolare. La dialettica politica non è invece la dialettica scientifica. L'unità razionale a cui la scienza giunge per una mediazione interamente cosciente è in politica un risultato che trascende i singoli che lo creano.

     La sola volontà collettiva valida non è quella che si otterrebbe da un consenso di tutti a un determinato apostolato, a una determinata propaganda; ma si crea dalla lotta, dalle forze che nella lotta intervengono e si estrinseca non ordinatamente, ma rivoluzionariamente attraverso feroci intransigenze, integri esclusivismi, incorrotte volontà. L'agitarsi è una colpa in un governo teocratico, o nella Città del Sole, ma è la realtà bella e brutale della vita politica moderna. E se ne nascono soprusi e violenze si afferma al disopra di esse il trionfo dell'idea, dell'iniziativa, della responsabilità.

     In questo risultato che il Governo consacra c'è la sola volontà collettiva che la storia conosca, la sola in cui gli individualismi, affermandosi, si sacrifichino.





Popolari e Reazione

     "I popolari seguono ora metodi estremisti; sono o saranno alleati degli estremi. Ma non facciamoci illusioni! Non è la prima volta che la Chiesa si allea con alcuni miscredenti per combatterne degli altri. La negazione della libertà di pensiero, la richiesta della obbedienza incondizionata alle autorità superiori (dogmi incrollabili della Chiesa), la necessità di consolidare le posizioni e gli interessi materiali che andranno via via acquistando, porteranno fatalmente il partito popolare - che diventerà ben presto più propriamente e più schiettamente clericale - alle forme del più odioso reazionarismo". (P. Mengarini: in Conscientia).

     La mera visione delle supreme antitesi ideali è profondamente educativa, ma non è politicamente realistica. Qui Mengarini pecca di unilateralismo. Il processo storico è dialettico, non unilaterale. L'intima logica del clericalismo e della teocrazia trascina senza dubbio il partito popolare a un'opera reazionaria. D'altra parte non si può prescindere dall'esistenza della Chiesa e di uno spirito cattolico che hanno tradizioni storiche e corrispondono a un grado di sviluppo della mentalità del popolo.

     La nostra posizione non può essere che antitetica, ma non può ignorare la complessità contraddittoria dell'idea che combatte. Intanto il cattolicismo reazionario deve coprirsi, per riuscire, con l'abito democratico e demagogico. Il riformismo è più pericoloso della teocrazia, più ripugnante, più impuro, ma è tuttavia la prima forma in cui l'eresia si afferma nel mondo del dogma, il primo momento in cui la modernità penetra nella coerenza cattolica a assolverla. Noi combattiamo di fuori rivoluzionariamente, ma non possiamo non avvertire l'intimo processo che è contemporaneo alla nostra azione.

     Il partito di Don Sturzo diventa, nonostante tutte le intenzioni, il primo passo verso il mondo moderno; la scuola elementare, l'abbecedario della libertà e dell'eresia. Sono passi che non si cancellano, che si rendono subito autonomi dai fini a cui aspiravano. Il mondo della libertà è assoluto e inesorabile: non scherzare col fuoco! I popolari abituano gli spiriti a uscire, per un momento almeno, per un metodo contingente, dalla sacra intolleranza del papato, dal mondo chiuso della trascendenza e del dogma. Vano sperare che la transazione resti nei suoi limiti di contingenza e di empiria! La libertà e la democrazia nei metodi diventano premesse di un nuovo ideale. Così il riformismo e il partito popolare si scavano da sé stessi la tomba. Constatata la dialettica del processo il nostro posto non è di spettatori, ma di combattenti audaci e intolleranti, che sanno come la lotta finirà se essi vi recheranno il sacrificio della loro dedizione.


ANTIGUELFO.