VALUTAZIONI MARGINALI
IntenzioniLe valutazioni del pratico sono valutazioni empiriche. Ma per chi aderisce alla Rivoluzione liberale la valutazione empirica come riconoscimento di immediatezza e di spontaneità è una forma d'azione e di creazione sociale. Di qui la contraddizione del cronista che mentre fa della tecnica realista in quanto si mette in posizione di governo, vede nel suo giudizio stesso una volontà nuova suscitatrice di forze. La contraddizione è feconda finché non si pone un astratto programma, finché si vuole liberisticamente attuata una legge d'autonomia. In questo modo il tecnicismo ha i suoi limiti ed è compreso in un più ampio problema morale, il quale, d'altra parte, non rimane astratto. ***
Politica EsteraIl cronista professa incompetenza. Crede pochino ai piani rumorosi dei nazionalisti, alle formule sempliciste dei socialisti. Non è capace di ammannire al pubblico aneddoti strani o indiscrezioni diplomatiche: occupazioni nelle quali si richiede lunga specializzazione e volontà di abitar Montecitorio. Né, lontano dai centri della diplomazia, è possibile tracciare le linee di una cronaca di politica estera. Ma gli italiani, e i lettori della Rivoluzione Liberale specialmente, sentono soprattutto il bisogno di una politica estera come esame di coscienza e preparazione spirituale. La preparazione consisterà in uno studio degli organismi politici mondiali che presentino uno specifico interesse per la nostra azione nazionale. L'esame di coscienza deve darci la serenità di una visione realistica. La politica estera italiana è stata sinora troppo schematicamente scissa tra una visione nazionalista e una visione democratica unilaterali e imprecise. Il nazionalismo adatta all'Italia formule valide altrove, cozzanti tra noi contro una insuperabile tragedia di immaturità di coscienza nazionale. La democrazia sogna il tenue idillio di un accordo a priori di tutti gli spiriti e di tutte le forze. Tra le due esigenze generiche il governo segue or gli uni or gli altri nell'errore e all'estero per giocare d'astuzia si lascia giocare. Cosi pare che sian d'accordo ormai tutti i giornali romani di giudicare la politica di Della Torretta, un Federzoni che ha attenuato gli entusiasmi vestendo i panni dei diplomatico e continuando ad ignorare tutte le più solide realtà spirituali. Schanzer vorrebbe essere dicono un Della Torretta che non si lascia giocare. Lo attenderemo all'opera. Certo all'Italia oggi non occorrerebbe di più. Favorire un equilibrio in cui la nostra indipendenza sia riconosciuta. Bandire i sentimentalismi, gli odi verso le altre nazioni. Odiano gli impotenti, amano i deboli che cercano protezione. L'Italia sottraendosi al giogo della Triplice Alleanza che ci garantiva la vita limitandoci libertà e dignità, rinunciando a rinnovare lo stato di schiavitù con l'adesione all'imperialismo francese o al blocco anglo - americano, è riuscita veramente a conquistare la modesta posizione di dignità che le è necessaria. Chiediamo al Governo soltanto che non comprometta questo equilibrio. Senza fare la politica antiinglese, perché l'Europa ha bisogno di lavoro, l'Italia è riuscita sinora per opera precipua del suo più grande ministro degli Esteri (cosi ingiustamente disprezzato e negato) a rompere il pericoloso dominio anglo - americano e a valorizzare le forze della Russia e della Germania. La nostra politica non deve ricercare avventure imperialistiche; non può se non vuole isolarsi e negarsi nell'equilibrio europeo, ricostituito, dopo la guerra, su nuove basi di dignità senza convenzionalismi diplomatici. Sorge oggi in noi una coscienza nazionale: e abbiamo bisogno di pace per poter lavorare a organizzarla, a fortificarla. Questo è un lavoro che si svolgerà fuori dei partiti, che realizzeremo realizzando una cultura superiore, una coscienza dei massimi problemi dello Stato. La guerra insieme all'indipendenza concreta (che va assai oltre l'occupazione di Trento e Trieste) ci ha dato la capacità elementare di uno sforzo unitario, il principio di una lotta politica. Di fronte agli stranieri possiamo fare ormai semplicemente e recisamente una questione di dignità: non si tratta di foggiar piani o di ricercare grosse forze e magnifici mezzi. L'esempio di Sforza, la posizione che egli ci aveva assicurato di fronte alla Piccola Intesa, insegnano come debba agire l'abilità, sorretta da un realismo antidemagogico. Minor importanza ha il riconoscimento della parità navale con la Francia ottenuta da Schanzer, ma si può far rientrare in uno stesso piano. Declamarono, ai tempi di Wilson, sulla nuova politica estera fatta dai popoli e non dalle diplomazie - mai come oggi è stato vero l'opposto, ma i diplomatici non possono più essere i Della Torretta tradizionali. Questo momento di transizione e di equilibrio, mentre ci consente un ottimismo di serena fede in noi stessi, non può togliere di mezzo i pericoli della nostra antica retorica. Riusciremo ad evitare nell'ora dell'incertezza il tragico ostacolo, ognora rinascente dolorosamente, di "una questione di Fiume", simbolo di infantilismo politico e di dilettantismo avventuriero capace di liquidarci per una incompiuta preparazione? ***
La Conferenza di Genovasacrificherà l'avvenire e la vita politica dell'Europa in omaggio alle cattive speculazioni di inavveduti capitalisti degni di scontare i loro errori col fallimento? o saprà imporre una morale e un'economia pubblica che lasci liberi gli individui dalle catene di un'eredità autocratica? ***
Lenin a Genovaapparirà finalmente ad ognuno contro tutte le demagogie dei chiacchieroni il maestro più grande del liberalismo moderno. Se ciò si fosse inteso tre anni fa quando chi scrive ebbe l'accusa di pazzo per averlo dichiarato, sarebbe stato liquidato già da molto tempo il gioco della politica francese. ***
Politica internaAnche noi ci auguriamo con Turati la collaborazione di socialisti e popolari. Potremo costruire finalmente il fronte unico contro il blocco dei nostri avversari. ***
Che cosa vuol fare Pio XI? Perché i politicanti dell'anacronismo chiesastico non si decidono alla coerenza? Vogliamo vedere ben distinte le antitesi ideali. Quando sapranno gli italiani liquidare gli ultimi avanzi di neoguelfismo? ***
I deprecatori delle lotte civili degli anni scorsi possono avere l'animo in pace. Ma nulla è più terribile e pericoloso quanto la decadenza del fascismo e del comunismo. Comunisti e fascisti erano, in un certo senso, minoranze operose, aristocrazie. Privati gli organismi del cervello restano corpi inerti, infecondi: socialismo e partito popolare: oggi: i due partiti del ventre. ***
Il partito d'azione dovrà fare i conti con i sentimenti reazionari dei contadini. Il successo del partito popolare nelle campagne deriva appunto da un intuito reciproco della relazione di identità che li lega, in nome di un sostanziale conservatorismo più reale di tutte le finzioni demagogiche e rivoluzionarie che appaiono nei programmi. ***
Politica scolasticaIl problema della scuola sarà risolto quando non ne parleranno più i professori che hanno troppa competenza e troppa esperienza per poterci ancora capire qualcosa Il problema deve essere studiato come problema politico, senza troppe preoccupazioni tecniche. L'esperienza diretta scolastica nelle attuali condizioni di orario e di programmi è burocratica e antiscientifica. Si alimenta un pregiudizio di dommatismo, si crea un'abitudine di inerzia. La ribellione dei professori contro la scuola libera è indice di questa mentalità. Le posizioni moderne rispetto al problema devono tendere dunque a rompere il monopolio. Identificata la Scuola con la Vita (Lombardo Radice e Gentile) la scuola è senz'altro negata, ridotta della sua consistenza empirica a subire le leggi del relativismo politico. Se il problema della scuola è un momento dell'organico problema della scienza e della morale il concetto moderno di libertà si estende anche alla scuola, che diventa un punto, un'occasione di autoeducazione. Crea una scuola chi è capace di reggerla, di continuarla per l'importanza, di ciò che sa offrire. Politicamente l'assoluta funzione dello Stato può realizzarsi o no in un organo determinato; ciò dipende dalle contingenze a cui i risultati della libera iniziativa sono sottoposti. Cosi non la intendono i popolari i quali non riusciranno mai, checché fingano, a nascondere la sostanza del loro programma quale è pensato dalla Chiesa ed espresso dal Veuillot: "Noi vi neghiamo la libertà in nome dei nostri principi, e la pretendiamo in nome dei vostri". E infatti essi hanno accettato il concetto di esame di Stato invece dell'abolizione dei titoli e delle lauree che noi vogliamo. Siamo dunque in pieno dogmatismo, ma si collaborerebbe di fatto (questa è la tragedia del partito popolare) col mondo moderno se l'esame riuscisse a diventare la tomba della scuola di Stato attuale. Ecco i termini pratici del problema quale noi lo vediamo: I) Per la scuola elementare lotta diretta dello Stato contro l'analfabetismo: mobilitazione (per ottenere lo scopo) di tutte le forze nazionali preti o massoni, bolscevichi o fascisti; poiché si tratta di preparare gli strumenti elementari della vita moderna indipendentemente da ogni rinnovamento interiore. Essere alfabeti è necessario come (e alla stessa stregua) vestir abiti o camminare: qualunque sforzo che a ciò conduca - le origini non contano - è per sé stesso morale. In questo lavoro non si dimentichi il Mezzogiorno. 2) Se lo Stato dovrà in parte provvedere alla costituzione di organi di lotta contro l'analfabetismo bisognerà - in questi limiti - fondare una scuola normale in cui il centro di insegnamento sia il latino e non la varietà del dilettantismo scientifico. Un progetto come quello di Anile, di cui parlò Prezzolini nella "Nostra Scuola", potrebbe a ciò servire eccellentemente, anche nella difficile questione del reclutamento. Della scuola normale non bisognerà tuttavia sopravalutare il significato: l'importante della questione dell'analfabetismo sta nel creare una situazione rivoluzionaria delle vecchie abitudini, e suscitatrice di nuovi sforzi. Lenin insegni. 3) Ma il problema della scuola normale pare riportarci di nuovo alla formazione universitaria degli insegnanti e per una stessa via all'esigenza della scuola preparatoria d'alta cultura. Dal circolo vizioso non si uscirebbe dunque neanche spezzandolo. La scuola qual'è oggi s'impone come realtà insopprimibile di fronte a tutti gli ideali di ricostruzione. Bisogna spezzare il circolo nel punto decisivo: questo è il problema. Poiché evidentemente la scuola qual'è ha una spiritualità e una verità e la sua capacità di resistenza è data dalla tradizione che la sorregge, dalla spontaneità e necessità che ha fatto scaturire l'organismo presente e che lo fa vivere. Si tratta dunque di svalutare gli organi negando la funzione. La scuola coincide con la vita: la funzione educativa e scientifica appartiene alle case editrici, ai giornali, alla lotta politica, a tutti gli organi della praxis sociale. Gli istituti scolastici hanno i loro limiti in questa ampia dialettica di autonomia; partecipano alla formazione degli spiriti ma non ne hanno il monopolio, non hanno diritto a sanzione veruna (esami, ecc.). Lo Stato tenga qualche decina di scuole classiche, alcune università specializzate nei vari rami della cultura superiore. L'affollamento verrà meno appena lo Stato non darà più ai suoi studenti titoli e lauree: poiché la nostra piccola borghesia è diventata - come la vecchia nobiltà - una piccola casta che riconosce come sua base ideale l'esteriorità schematica del diploma, il formalismo irrigidito di un fatto compiuto, inerte. Queste poche scuole classiche e universitarie saranno veri e propri laboratori sperimentali modello, centri di scienza e di operosità riservati ai pochi scolari disinteressati e ai pochissimi insegnanti degni. Dal punto di vista sociale, caso per caso, la libera concorrenza e titoli speciali determineranno la scelta degli uomini adatti alle varie funzioni, formatisi da sé o negli istituti modello, o in altre libere scuole. Ecco ciò che noi contrapponiamo all'esame di stato dei popolari (pronti a discutere sul valore pratico e relativo delle approssimazioni di carattere politico: ma in tal caso la sola base seria di discussione è costituita dal progetto Croce). Ciò appare (ed è) molto rivoluzionario, ma perfettamente si adegua alle nuove esigenze. Guardate la realtà: quale valore ha il diploma scolastico sul reclutamento di giornalisti, scrittori, direttori di collezioni ed uffici editoriali, intraprenditori industriali, uomini di commercio, uomini politici? Il diploma è rimasto il pegno, la garanzia a cui ostinatamente si attaccano i reazionari (massoni, democratici, Turati, ecc.). 4) Tanto per le università tecniche quanto per le scuole professionali provvederanno secondo i bisogni reali, le iniziative ideali e private (ricordare l'università Bocconi). 5) Per raggiungere questo programma occorre proporci questi criteri d'azione e queste tappe d'approssimazione: a) negare ai professori qualunque aumento di stipendio - questo può essere il perno politico d'azione che non fallirà neanche nel Parlamento. Se oggi i professori sono impiegati trattiamoli come tali, neghiamo loro quella funzione idealistica che pochissimi hanno e che del resto conserveranno anche senza gli allettamenti dello stipendio. b) porre chiaramente il problema teoretico della scuola; la sua antitesi con la modernità. c) aumentare fortemente le tasse scolastiche mettendo a concorso i posti gratuiti. d) continuare la campagna contro i diplomi e le lauree e approfittare abilmente di ogni occasione che ci permetta di ottenere 1'abolizione di istituti scolastici. ***
Politica militareLa sola scuola di Stato logica e coerente è l'esercito, esperienza di disciplina e di etica sociale. Il problema militare ammette molte soluzioni, ma stando all'esame dei progetti sinora presentati, non par dubbio che alla retorica della nazione armata sia da preferirsi un esercito permanente come quello che meglio di ogni altro raccoglie e rinnova gli uomini in un consenso d'azione e determina nuove possibilità negli individui e li guida coscienti o no ad inserirsi nella tradizione. Il concetto di disciplina, appena si realizza, è una realtà laica che può diventare religiosa. Ma come trovare nella nazione gli uomini in cui la massa si inquadri, come ottenere ufficiali e sottufficiali capaci di credere e di far credere a un valore ideale? Questo è il punto. ***
Politica finanziariaTornare al progetto Meda, che non è di Meda ma di Luigi Einaudi, e costituisce il massimo risultato dell'elaborazione scientifica italiana ricreato con animo realistico. ***
Giustizia penaleChi oserà alla Camera dei Deputati liquidare il progetto Ferri mostrandone l'inesauribile comicità? ***
Politica economicaScavare preventivamente la fossa al collaborazionismo socialista il quale ci prepara esperimenti disastrosi di socializzazione con irreparabili conseguenze di dispendi e furti alla cassa dello Stato. IL CRONISTA.
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