MIGLIOLISMO

    Miglioli ha la sua comprensione nella situazione caratteristica del dopo guerra. Dal tormento bellico esce in Italia confusamente un'affermazione ideale di una nuova lotta. Ma pur nel vacillare della vecchia impalcatura e nell'inizio di possibilità future, troppi sedimenti permangono. Un soffio caotico scuote tutte le posizioni ma sul vario confuso sono le più equivoche appunto perché paiono per un momento soddisfare le contraddittorie esigenze che si agitano negli animi inquieti - che assurgono a segno ed a guida.

    Come il massimalismo e più tardi il fascismo sono l'espressione di questa crisi: il migliolismo ne è un caratteristico aspetto.

    Nell'azione di classe - confusamente e tormentosamente delineata, acquistando tra gli errori e il sangue una sua volontà e affermandosi come valore storico capace di rinnovare le masse nello stato - apparivano i baleni di quella coscienza che era mancata da secoli. La posizione cattolica - ferma e inaccessibile nella sua verità dogmatica, ritornata ai suoi principi, affinando la propria intransigenza come unico valore divino - se era l'appoggio apparente di tutte le conservazioni, avrebbe potuto essere la leva capace d'infrangere entrambi i termini della conservazione e della rivoluzione. Questa posizione ideale è intima alla lotta politica e ne è il segreto tormento, ma non se ne riesce ad avere chiara coscienza: è l'equivoco che appare alla superficie. Tra la religiosità laica che crea sé stessa e la religiosità dogmatica adorante la verità rivelata è il dissidio ultimo. Ma si riverbera come confusione su tutta l'azione politica e la lumeggia d'incertezze: le antinomie più irriducibili appaiono superabili nel soffio dell'ora che passa.

    Miglioli che sente il cattolicismo in uno slancio mistico in cui la ribellione democratica si riconnette al messaggio di Cristo, meglio d'ogni altro si appresta a superare l'equivoco rimanendo in una posizione netta. Ma anche in lui la ribellione democratica diviene evoluzione sociale: la negazione cattolica assume gli aspetti di negazione massimalista. Quel furore che dovrebbe negare il mondo moderno, nega l'ordinamento attuale: ma è trascinato ad azione politica di classe, che è combattimento in nome e per il mondo moderno. Se da un lato è l'esponente dell'arretratezza delle masse non coscienti del loro valore autonomo e pur intuendo vagamente la spontaneità popolare la inquadra - raffrenandola e fabbricandola - in un'affermazione di verità rivelata per i secoli; dall'altro la sua azione è tutta imbevuta di lotta moderna che fa a sè stessa la sua verità.





    L'incapacità socialista deriva da una modernità che non ha il coraggio di affermarsi risolutamente tale, ma transige - quando la pur minima transazione è accettazione delle posizioni avversarie nelle quali è sicura la sconfitta. Miglioli si avvicina a questa incapacità e la lumeggia nell'altro aspetto.

    La sua lotta di classe si riduce a carità; non carità risolutamente sentita nella fede in Cristo, ma falsata perché condotta in un campo che non è il suo e ridotta ad esteriore pratica; aumenti di salari, miglioramenti ai contadini. La rivoluzione è accettata, ma è rivoluzione cristiana. Il nome dei "valori ideali" dello spirito. Ma la rivoluzione politica non si attua che con la piena coscienza di sé e si determina storicamente; il lievito rivoluzionario del cristianesimo non può avere efficacia di strumento politico: o nega sè stesso o nega la rivoluzione: in ogni caso rimane nell'equivoco.

    Su questo equivoco si è costruito: nella fede dei padri appariva l'annuncio del futuro. Ma le leggi storiche, se pure sono negate nello slancio di un'ora, non si possono violare. Sulla doppia posizione non si può costruire. L'ultimo fondamento è disgregatore, quando non è un anacronismo; la pratica; pur trascinata dal caso storico, rimane confusa ed equivoca.

    Il Comune - ricordo di medioevo su di una realtà moderna - è l'emblema della teoria politica contro il Soviet: opposizione di una realtà italiana ad una realtà russa che nasconde l'atomismo disgregatore contro l'organicità che si riassume nello Stato. I termini sono inconciliabili, quand'anche la lotta sia confusa e le posizioni appaiano invertite.





    Il sindacalismo cristiano teorizza i "consigli di cascina": si appella alla lotta di classe per negarla in un fine che è utilitaristico, quando appunto vuole richiamarsi ai valori dello spirito". Volendo attuare attraverso la organizzazione dei contadini una miglior produzione in un perfezionamento tecnico, il valore educativo di formazione autonoma scompare: è miglioramento degli individui non slancio vitale di una nuova aristocrazia che, ponendo sé stessa, si afferma nella lotta e in questa afferma la propria coscienza e la propria capacità. E pur quando il ritmo della lotta - negata, ma affermantesi contro ogni negoziazione - si è imposta, l'equivoco permane: l'"occupazione delle cascine", fenomeno d'imitazione - pur oscuramente denunciante in sé la necessità di una forza autonoma - respinge da sé tutto il valore ideale dell'occupazione delle fabbriche". Lo strumento rivoluzionario si converte in tentativo di approfittare di condizioni favorevoli per attribuire a sé un utile non guadagnato. Dalla negazione intransigente del diritto di proprietà, passati all'accettazione della proprietà, l'affermazione rivoluzionaria nasconde e rivela immorale cupidigia: acquisto di terreni con indennizzi a prezzi più bassi di quelli del mercato in nome di non si sa quale diritto che i contadini avrebbero avuto, una volta che quello rivoluzionario - solo capace di trovare in sè la sua giustificazione - era rifiutato.

    Se pur attraverso il sindacalismo cristiano appare oscuramente la necessità di una libera affermazione secondo i modi della lotta di classe, Miglioli è stato il baleno rivoluzionario che copre la realtà. Oggi - passata la torbida palingenesi - la posizione doppia per un momento mascherata, si rivela: e si rivela come conservazione. Il migliolismo è morto perché tutto il partito va prendendo le sue posizioni. L'intransigenza personale di Miglioli - che è ancora contro la collaborazione - rivela una coscienza sicura e forse il bisogno di una posizione veramente netta che qualche primo accenno già rivelava. Ma il partito popolare, ripudiato secondo le necessità parlamentari lo slancio mistico sorto dall'esasperato dissidio di una coscienza in travaglio - rimane ben contento nell'equivoco.


MARIO LAMBERTI.