TACCUINO
La Rivoluzione Liberale sarà, come si é promesso, una rivista tecnica di politica e di economia, ma soprattutto in quanto si propone di non venir meno a uno specifico compito formativo. E naturale adunque che per noi il Taccuino di un osservatore come Giuseppe Prezzolini (lasciata da parte ogni considerazione sul limpido valore letterario e stilistico), anche quando non parli di burocrazia, di finanze o di problema meridionale, abbia l'importanza politica essenziale di uno schietto documento di vita contemporanea. Perciò lo verremo pubblicando con gioia in ogni numero. PANZINI INSEGNANTE. - Da molti anni Panzini insegua. Ha insegnato a italiani e a stranieri, a uomini e a ragazzi. Non so se abbia insegnato a signorine e come sarebbe andata a finire. So che ha insegnato e insegna tuttora. E che cosa può insegnare Panzini se non se stesso, attraverso l'italiano e il classicismo? Perciò, preso da curiosità, un giorno volli interrogare un suo scolaro di Istituto. Sapevo che soleva egli leggere belle traduzioni di Omero e commentarle con calore. Chiesi adunque allo scolaro: "Panzini vi legge Omero?". "Si". "Mi dica un poco: che idea si è fatta delle istituzioni politiche di quei tempi?". Lo scolaro rifletté alquanto, cercò; poi disse: "Ecco.... al tempo di Omero non c'erano deputati; c'erano eroi!". Questa era troppo bella e panziniana perché non la segnassi nel mio taccuino. PANZINI CONVIVIALE. - Un giorno narrerò com'io l'abbia veduto dinanzi alla pentola, dove cuoceva il risotto ed egli l'andava di quando in quando ammollendo con parsimoniose cucchiaiate di brodo, ed alla fine lo colori con un pizzico di zafferano di quello vero, che in commercio non si trova, e lo condi di burro scelto e di vecchio parmigiano grattugiato. E certamente quando il risotto arrivò sulla tavola, dorato come un pagliaio fresco sotto i raggi del sole, gli occhi di Panzini ridevano più che se avesse scritto un nuovo capitolo d'un libro o trovato una voce da collocare nel suo dizionario. Infatti ne andava offrendo dei piattini ai più vecchi frequentatori del luogo, che s'era fatti amici e vantavasi secoloro del profumo e della bontà della pietanza. CELEBRITÀ. - Une des grandes revues italiennes, Patria, qui paraît à Rome, sous la direction de M. Renato Manzini, et qui s'avère, de plus en plus, comme un des plus importants périodiques de la Péninsule amie renferme une étude substantielle de M, Pantaléo Ledda sur l'oeuvre du philosophe Antioco Zucca. Celui-ci a pubblié récemment un volume, L'Uomo e l'Infinito, qui fait grand bruit dans les milieux intellectuels, de l'autre côtè des Alpes...". Queste parole trovo scritte dal letterato Joachin Gasquet nella rivista L'Amour de l'art, dell'agosto 1921. Rivista Patria? Signor Renato Manzini? Il filosofo Antioco Zucca? il sostanzioso Pantaleo Ledda? Li conoscete voi lettori? Chi li conosce? Siamo molto ignoranti in Italia e sono molto colti in Francia di cose italiane. PERICOLOSO SPORGERSI. - Notando un assiduo corteggiatore della moglie, il finanziere N. lo chiamò e gli disse severamente: "Lei fa la corte a mia moglie; stia bene attento, ché son capace di lasciargliela". PESI E MISURE MODERNE. - "Ebbe un primo successo di vendita - un giovane che si acquista ora un posto sul mercato - attraversa un periodo di vendita acuta - è un tipo corrente ed esitabile - molto fu venduta - trovano compratori". Queste frasi le ho lette in due colonne di recensioni d'una rivista letteraria, e potrebbero stare bene nel catalogo d'una casa di utensili domestici in ferro smaltato. Si vede che l'ideale estetico, che nei nostri nonni era: verità; nei padri: l'arte per l'arte; nei fratelli maggiori: l'espressione e diventato ora: denaro sonante. CERIMONIA. - Il cameriere del bar si curva e intinge un cucchiaio fine e lungo, dal manico a spirale, dentro il calice, lo fa prillar tre o quattro volte, sempre più rapido, come un ragazzo la trottola, finché la miscela ribolle, gonfia di schiuma e sale fin all'orlo; appena le prime bollicine sbavano fuori, con un guizzo il cucchiaio vola in aria, portato in su da un gesto elegante del braccio, molto in alto, e condotto sempre da due dita che lo tengono con delicatezza si affonda, capo in giù, come un giavellotto, entro il lavatoio delle stoviglie, dove una canna di gomma dal bocchino d'argento conduce un getto sempre eguale di acqua fresca. Il cameriere frattanto si rialza e con un sorriso interno di compiacenza per sé, stringendo i ganascini e facendo le fossettine accanto alla bocca, occhieggiando coi suoi globi bianchi e grandi, e con certe altre smorfie della sua faccia languida e soddisfatta, invita il cliente che lo sta guardando, ad abbeverarsi. Nulla di più squisito deve esistere nell'arte dei barista, poiché lo vedo mirare con compiacimento e quasi con sollievo di palato il volto del bevitore che gli sta sotto, che non lo fissa più, e gli si offre tutto di scorcio, mettendo in mostra il gorgozzule ripieno d'un pomo d'Adamo che sporge e dal quale il barbiere non ha potuto radere gli ultimi peli. L'atto di mescere gli ingredienti misurati da una mano bilancia di precisione, e del prepararli con sapienza consumata, hanno intanto avvolto i due in una atmosfera di cooperazione e di complicità. Nel silenzio che si è fatto il rumore meccanico della cassa che marca un introito, interrompe sgraziatamente la scena muta e l'incanto che si è operato per via di quella miscela; cliente e cameriere si ritrovano di nuovo distanti e stranieri. "Una lira e venti, signore!". Giuseppe Prezzolini.
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