POLITICI D'OGGI:

IL CARDINALE GASPARRI

    Pietro Gasparri è nato a Capovalazza di Ussita (Perugia) il 5 maggio 1852. Ha studiato nel Seminario di Nepi, poi nel Seminario pontificio romano. Fu subito segretario particolare del cardinale Mertel, professore di diritto canonico alla Propaganda, e di teologia nel Seminario romano.

    Nel 1875 al tempo della concessione della libertà dell'insegnamento superiore in Francia, fu richiesto a Roma dai vescovi che avevano fondato a Parigi una cattedra libera cattolica, un professore di diritto canonico. Era necessario un professore romano che in quel momento difficile fosse garanzia indiscussa di ortodossia.

    Le sue lezioni divennero importanti opere di diritto canonico: Il Matrimonio (2. vol., Paris, 1892); L'Ordine (2 vol., Paris. 1893); L'Eucaristia (2 vol., Paris, 1897). Queste opere latine fanno testo. Il trattato sul Matrimonio ebbe due edizioni. Vi sono raccolti i risultati di decenni, consacrati agli studi e all'insegnamento. In questo fondo solido di esperienze teoriche si fondava la sicurezza del futuro diplomatico. Solo nella Chiesa è possibile una preparazione spirituale così metodica e lenta, senza inquietudini. A 47 anni l'abate Gasparri era uomo perfettamente a posto dal lato dottrinale, al sicuro in fatto di premesse di fede; aveva potuto studiare il mondo senza esservi legato; era libero di agire, con dei punti e dei fini ben fissi, con la serenità del teologo capace di manovrare per il fatto stesso che non può compromettersi, assistito da una missione liberamente accettata che lo supera.

    A Parigi l'abate Gasparri, ormai professore francese dell'Institut catholique, aveva cercato l'Italia, perché il cosmopolitismo cattolico s'appoggia sempre sulla terra, su solide basi, e non respinge nessuna tradizione. La sua opera nella colonia dei diseredati italiani è ancora ricordata. Era, tra i più infelici degli emigrati, un'opera cristiana non soltanto una generica predicazione patriottica come si può trovare oggi tra i preti filo-fascisti di Saffron Hill.





    Nel 1898 Leone XIII lo mandò delegato apostolico per il Perù, la Bolivia e l'Equatore: il Gasparri ebbe allora il titolo in partibus di arcivescovo di Cesarea. Fu la consacrazione della sua abilità diplomatica e della sua esperienza internazionale, poiché il neo-arcivescovo risolse rapidamente le difficoltà del Perù e riuscì ad avvicinare alla Chiesa l'Equatore.

    Nel 1901 è di nuovo a Roma segretario degli Affari ecclesiastici straordinari, e intraprende la gigantesca opera della codificazione del diritto canonico. Con quest'opera decisa nel 1904 da Pio X, probabilmente per ispirazione del Gasparri, si dovevano sistemare gli infiniti decreti e costituzioni di concili pontifici succedutisi attraverso i secoli e quindi successivamente modificanti le varie materie senza che intervenisse mai in nessun argomento alcuna esplicita abrogazione.

    Il metodo fissato dal Gasparri in questa impresa fu un mirabile esempio di prudenza e di serietà pratica e scientifica.

    Due commissioni sono chiamate a collaborare. Ma deliberano separatamente. La prima, scelta tra specialisti era presieduta dal Gasparri. I membri sono incaricati secondo la loro competenza speciale di preparare paragrafo per paragrafo il testo da proporre su ciascuna materia. A mano a mano che il testo è preparato, canonisti di tutte le nazioni, di autorità riconosciuta, devono preparare sulla materia di loro competenza un rapporto critico e vengono a sostenere le loro conclusioni personalmente davanti alla prima commissione. Dopo questo contraddittorio viene adottata la redazione del testo alla unanimità (l'unanimità è di rigore: esiste ancora in qualcuno nel mondo una fiducia illimitata nel valore di convinzione della verità per sé stessa!): questa redazione stampata è esaminata da una seconda commissione di cardinali. Di questa commissione il Gasparri era segretario. Se la prima redazione viene corretta da questa seconda commissione, si stampano le correzioni e tutto viene sottoposto al giudizio decisivo del pontefice. Il testo così adottato viene spedito ai vescovi di tutto il mondo: essi sono legati al segreto e possono solo affidarne lo studio a due ecclesiastici per proporre eventuali modificazioni. Il segreto fu sempre rigorosamente conservato da tutti. Le modificazioni giunte a Roma sono riunite, sottoposte alle commissioni e al pontefice. Il testo che ne risulta - ottenuto coi tipici mezzi di una teocrazia rigorosamente democratica - è definitivo.





    A quest'opera colossale - caratteristica della cautela tradizionale del Vaticano non meno che del tatto di Mons. Pietro Gasparri - egli ha legato definitivamente il suo nome. Non l'ha abbandonato neanche nel 1907 quando fu nominato cardinale. Nello stesso tempo anzi egli continua ad esercitare nella congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari un'influenza importantissima. Qui, alle prese con tutte le grandi questioni politiche mondiali che hanno interessato la Chiesa per dodici anni, si maturava nel modo più completo la mente del segretario di Stato cui toccò la direzione della diplomazia vaticana negli anni difficilissimi della guerra e del dopoguerra.

    Segretario di Stato il cardinal Gasparri fu dopo l'ottobre 1914. In questo decennio appunto si ha una grande ripresa della politica estera della Chiesa cattolica. Nella vita di questi anni la sua iniziativa si confonde con l'opera tradizionale dell'istituto millenario. La sua biografia rientra nell'assunto di uno storico della Chiesa.

    Nella sua solida testa di umbro semplice e impenetrabile, dal naso e dalle guance grosse, su un collo tarchiato, c'è un'intelligenza equilibrata e forte; occhi vivi sotto la fronte massiccia. È quasi freddo, ma nella semplicità affabile. Sa tacere e ascoltare, non giudica mai dalle prime impressioni. Nella conversazione le sue reazioni non sono mai personali; nella sua finezza professionale, acquistata in una pratica di mondo illimitata, c'è l'impassibilità del perfetto uomo di stato per il quale gli interessi sono tutti oggettivi.