SALVEMINI

    In fondo a tutte le campagne di G. Salvemini, campagne che egli sa organizzare con grande abilità e continuare con la massima tenacia, gettandovisi dentro corpo ed anima e dimenticando, quando le inizia, ogni altra sua attività, ogni altro problema, mettendosi per così dire, il paraocchi per limitare il suo orizzonte mentale, per concentrare tutte le sue forze in un sol punto; in fondo alle sue campagne c'è una profonda passione, quella della giustizia.

    È la passione che lo anima nella lotta contro il protezionismo; e in essa non si dimostra un economista soddisfatto soltanto di dimostrare la falsità di un ragionamento o di un calcolo a cinquecento lettori d'una rivista scientifica, ma l'espositore spicciolo, il semplificatore pratico, il popolarizzatore di tutte le reali conseguenze del libero scambio, che egli riescì a porre a base delle sue campagne elettorali perfino nei più incolti collegi d'Italia, come Gallipoli o Molfetta. Il suo antiprotezionismo è fondato perciò principalmente sul punto di vista dei consumatori, ed in diretta opposizione con quei socialisti che hanno fatto del socialismo il partito d'una piccola minoranza organizzata, cioè degli operai dell'Italia settentrionale.

    Sulla giustizia si fondava Salvemini nella sua campagna, iniziata insieme con quella per l'intervento contro la Germania, a fine di escludere dagli scopi della guerra italiana ogni intento imperialistico, e per evitare che entro i nostri nuovi confini fosse evitata ogni oppressione di popolazioni non italiane, di cui il minor numero che fosse possibile doveva esservi accolto. Per cinque anni egli ha combattuto, attirandosi l'odio di molti, per interessi locali offesi o per cattiva informazione, coloro che sostenevano essere interesse dell'Italia annettersi la Dalmazia.

    Sentimento di giustizia lo ha animato durante la guerra per l'invincibile, magnifica e profetica ostinazione con la quale, contro le sfere ufficiali che non volevano una vittoria completa e la distruzione dell'Austria, sostenne il "delenda Austria" riprendendo la tradizione mazziniana. Fin dal 1916 egli mostrò quello che divenne soltanto dopo Caporetto persuasione dell'Italia ufficiale, che cioè sul fronte austriaco l'Intesa avrebbe potuto vincere la guerra, sopratutto secondando i moti nazionali che disgregavano il vecchio impero degli Absburgo.





    In Italia ed all'estero il nome del Salvemini ha rappresentato una forza molto maggiore di quella che politicamente potesse valutarsi, poiché egli non ha avuto mai un gruppo politico, una organizzazione, un quotidiano che ne sposasse le sorti e lo sostenesse. Ciò si spiega, per altro, in un paese come l'Italia, dove la classe dirigente è poco numerosa, scarsa di coltura, non ricca di volontà, con partiti non organizzati, e dove l'individuo ha ancora la possibilità di suscitare forti correnti di pubblica opinione. Così accadde che l'Unità, quel piccolo foglietto settimanale, quasi completamente compilato da lui, fosse uno dei più importanti periodici italiani. Non era letto da molti. Ma quei pochi avevano una larga influenza. Esso forniva documenti ed argomenti a molti scrittori ed a persone influenti nel giornalismo o nell'insegnamento, e le idee che esso sosteneva si spargevano così anche perdendo la marca di fabbrica del Salvemini. Il quale si guadagnava tutta l'impopolarità e, diciamolo pure, sapeva conciliarsi tutte le antipatie sostenendo certe tesi; ma più tardi poteva avere la soddisfazione di vederle adottate e, caso curioso, spesso coloro che le mettevano in pratica ufficialmente erano i suoi avversari! Come non ricordare a questo proposito il suffragio universale, applicato da Giolitti contro il quale era ideato, e la politica delle nazionalità contro l'Austria, accettata col Patto di Roma dai nazionalisti? Sotto altro nome, è la politica di Salvemini che ha trionfato con il Trattato di Rapallo; la situazione di Fiume è quella da lui preconizzata; l'Austria è stata distrutta, a malgrado degli sforzi della diplomazia italiana per salvarla! Quante idee giuste, quante visioni chiare, quante profezie!

GIUSEPPE PREZZOLINI.


Comunichiamo ai lettori che gli amici e ammiratori di G. Salvemini hanno firmata la seguente dichiarazione. Daremo le firme al prossimo numero.
"I sottoscritti compiono un dovere di coscienza attestando in questo momento la loro stima e la loro ammirazione per Gaetano Salvemini.
"Gaetano Salvemini non è un libellista. Nessuno che lo conosca ha potuto sottrarsi al fascino della sua grandezza morale. Tutta la cultura europea vede in lui uno dei più grandi storici contemporanei. La sua scuola onora l'Italia.
"L'opera politica di Gaetano Salvemini, anche per chiunque in buona fede ne dissenta, é stata sempre un esempio mirabile di austerità, di disinteresse, di coraggio".