Psicologia del Deputato Meridionale

    Chi vuole studiare il Mezzogiorno, e non pone cura - intenzionalmente o per mera casualità - a spiegarsi e tesaurizzare il significato ed il monito che promanano dalla personalità psicologica del suo deputato, fa opera intellettuale insufficiente, dico quasi improficua. Gli sfugge colla trascuranza di esso, la visione politica finalistica e sintetica di quell'insieme di stati ideali e di fatto che nel Mezzogiorno abbia creduto saggiare con metodo di critica storica; il che significa, altresì, privazione di significativa controprova del correlativismo delle manifestazioni psicologico-politiche del Sud.

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    Comune ad ogni contrada del Mezzogiorno è la ricordanza elettorale del concittadino "celebre", del comprovinciale "illustre" battuto, di fronte ad avversari ritenuti notevolmente per da meno, nella lotta per accaparrarsi i suffragi politici degli elettori del collegio uninominale. Chi accenna ad una condotta siffatta di preferenza, da parte del meridionale, afferma una cosa spesso astrattamente non falsa, in sede di mera cultura. Ma il corpo elettorale non si merita le rampogne che gli si prodigano, per un erroneo processo alle sue intenzioni. Mi ingegnerò a far vedere che chi va saggiando - con deduttivismo psicologico e non con vacua superficialità - il comportamento suddetto, a queste gratificazioni non può consentire, perché son frutto di un equivoco. A questo punto, val la pena ricordare che - portandoci troppo in là e non riguardando espressamente il nostro tema - qui si concede anche (il che quasi sempre non é) una pregiudiziale ed obbiettiva superiorità dell'attitudine politica del "concittadino" professore universitario o gran professionista, od alto burocrate, rispetto a quella dell'avversario.





    Al di fuori della parentesi elettorale a sistema plurinominale, l'elettore meridionale non presceglierà il suo rappresentante in base ad astratti meriti culturali, ma in base ad altri criterii, i quali, secondo me, fan preferire quel candidato che si è espresso, per così dire, automaticamente, nell'accomunata vita dolorosa del "mezzo" meridionale. Non è, come implicitamente si giudica, che il meridionale ubbidisca agli impulsi solidaristici del fanatismo degli ignoranti (il che, non so perché, molti meridionali alfabeti si compiacciono sinanche di accreditare e di propagandare), nella scelta del suo deputato. Invece, a saper penetrare lo spirito della preferenza, si vede che la spinta gli viene dall'avvertire (per forza istintiva o per consapevolezza, poco conta) che suffragando chi ha per sempre "vissuto" la sua vita, esprime un suo simbolo passionale, ed è impeccabilmente coerente, mentre, rivolgendosi all'altro, suffragherebbe uno che, per seconda natura, gli è estraneo, e che sovente - per basso calcolo - ha la mentalità del feudatario cinico, che vuol infeudarsi tutta una gente, adattandosi - per la circostanza - anche a cianciare come fratello a fratelli: "Paris vaut bien une messe". E che sian parole ipocrite, e non sentimenti veracemente affettivi, lo potrete agevolmente constatare, dall'indomani della trombatura in poi...

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    Curiosa la psicologia del meridionale. Prima si elegge uno deputato, e poi non ci è condotta più deplorevole di quella che costui persegue. Nuove elezioni: fanatismo pre-elettorale e rabbiose condanne post-elettorali. E così di seguito, sino in fine. Ambedue son coerenti; l'elettore, nei suoi alti e bassi declamatorii (intimamente la passione è continua); l'eletto, nel continuare per la via inizialmente tracciatasi. Chi ha orecchie per sentire, nei caffè - tempii delfici della nostra sapienza politica - tutti tuonano come Giove, nel far i Scannabue della figura morale del deputato meridionale. E' spassoso vederli incaponirsi contro codesta personalità mentale: pare che pargoleggino, in rinate piccole Arcadie. Sia lecito far loro una domanda: Chi pensano di contrapporre al deputato meridionale, quale esso è storicamente, in vista degli interessi del Sud, per i quali voglion mostrare di esser sensibili? Mirano forse ad un movimento di maturazione ideale, che deve rendere le nuove generazioni del Mezzogiorno, attive nella politica italiana? Niente di tutto ciò: costoro, poi, son quelli che credono messianicamente al costituzionalismo tattico del socialismo, vera "acqua di maggio" pel Mezzogiorno! Poveri illusi della mezzo-cultura politica!





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    Già su queste colonne svolsi il concetto della "moralità" politica del deputato meridionale, in rispetto a quello del Nord. Non penso ripetermi. Qui aggiungo un'altra osservazione: il personalismo del Sud si esaurisce in una forma tacitamente contrattuale di prestazioni e contro-prestazioni, entro 1'ambito geografico elettorale. Lo spettacoloso, innegabile "personalismo" del Nord è, invece, solo preliminare. Fattosi accorto, si completa nell'exploitation del Sud. L'affermazione di partito unitario e nazionale serve a sistemare giuridicamente lo sfruttamento.

    Ora domando ai molti critici: che cosa è meno immorale: la teoria consensuale della prestazione e della controprestazione, o la teoria egoistica dello sfruttamento? La risposta è - in nocciolo - la valutazione della personalità politico-morale del deputato meridionale, nel presente ambiente storico. Mi par di concludere: o si pon cura per un'"effettiva" maturazione di spiriti, o è infinitamente meglio trovar quanto di bello è nell'attualità storica e farsene arma contro gli eventi ostili.

GIUSEPPE DELLA CORTE