L'ORA DI MARX

    Caro Gobetti,

    Su "Rivoluzione Liberale" tu ed altri avete affermato che questa è l'ora di Marx, che il liberalismo per vivere deve fare i conti con il concetto di lotta di classe, che le riserve di cui si può disporre sono soltanto le forze vergini del proletariato. Benissimo. Ma con ciò non si concluda che noi si sta per la massa e contro la borghesia per la elementarissima ragione che in Italia non esistono ancora né l'una né l'altra ed anche perché noi che ci preoccupiamo della realtà palpitante prima ancora del probabile avvenire siamo in fondo per educazione e forse per temperamento fior di borghesi. Bisogna distinguere tra marxismo e marxismo e in omaggio allo storicismo ammetterli tutti e non ripudiarne nessuno in quanto di marxismi non v'è solo il nostro ma ci sono pure gli altri dei diversi gruppi che obbediscono pure a cause attuali.

    In sostanza, in che cosa si è risolto il lavoro di revisione dell'opera dell'apostolo di Treviri svolta dal nostro giornale? A quali scopi esso mirava?

    Si profila netta una distinzione fondamentale. I comunisti accettano tutto Marx e noi no. Perché? Da che parte stà la verità? Non mi attribuire intenzioni di paradosso se affermo che essa è nostra ed è loro. La situazione in cui si dibatte l'Italia è stata da Rivoluzione Liberale esaurientemente illustrata perché io possa intrattenermi a lungo su di ciò. Ma, a costo di ripetermi, voglio ricordarti che una volta scrivesti "In Italia non ci sono borghesi e proletari. Se non lo avessimo saputo ce lo avrebbe insegnato Giolitti". Ora la nuova borghesia, la borghesia di domani sorgerà appunto dal proletariato ora amorfo e la educazione politica che noi veniamo man mano formandoci è una educazione che risponde proprio alle stesse cause e si adeguerà a quella situazione. Il nostro Marx perciò se nel campo puramente scientifico è accettabile perché sfrondato da tutte le parti caduche è, però, semplicemente quello di una borghesia preparata e cosciente del valore della propria funzione e che non soffrendo di cecità e aprendo invece gli occhi sul reale comprende perfettamente che il divenire a lei inerente è legato alla libera funzione di tutti i gruppi.

    Ma Marx non è solo un testo di dottrina storico-economica su cui si può discutere per ridurlo alle giuste proporzioni. È una forza viva della storia che sta dalla parte delle masse le quali o lo accettano con tutto il suo messianesimo e il suo catastrofismo o rinnegano se stesse. Nessuna meraviglia, quindi, per il dogmatismo comunista. L'emancipazione proletaria è prima che un problema spirituale un problema di moralità e di istinto che si determina solo in quanto si ha la certezza di avere un mito in nome del quale combattere.

    Concludendo, dunque, resta fissato come punto fermo tale differenza radicale di marxismi e il fatto che quando noi ci riferiamo al proletariato ci si intende riferire non a tutta la classe che non è cosa omogenea ma a quella parte di essa che desta le nostre simpatie perché sarà la élite dirigente di domani.

CARMELO PUGLIONISI