L'ORA DI MARX

    La Libertà di aprile pubblica la seguente risposta ad un'inchiesta sulla vitalità del marxismo e del socialismo:

    Bisogna aver il coraggio di affermare che questa è l'ora di Marx; pochi tra gli scrittori del secolo scorso (degli italiani solo Cattaneo) si possano rileggere con tanta commozione fremente e sdegnosa. Bisogna ristamparne le pagine di critica della piccolo-borghesia: sono la critica del fascismo! Alla sua polemica contro il comunismo utopistico e anarchico e contro la democrazia traditrice potremmo mettere i nomi del sovversivismo inconcludente e dell'incertezza socialdemocratica che ci diedero nel dopo guerra invece della rivoluzione proletaria, la rivolta degli spostati e dei reduci.

    E quante volte non ci sono venute in mente le maledizioni di Marx di fronte agli intellettuali mussoliniani?

    In Marx mi seduce lo storico (gli studi sulle lotte di classe in Francia), e l'apostolo del movimento operaio. L'economista è morto, con il plus-valore, con il sogno della abolizione delle classi, con la profezia del collettivismo. In filosofia il suo hegelianismo è un progresso rispetto ad Hegel. Il materialismo storico (senza determinismo che sarebbe un fraintendere il concetto luminoso di rovesciamento della "praxis"), e la teoria della lotta di classe sono strumenti acquisiti per sempre alla scienza sociale e che bastano alla sua gloria di teorico.

    Il movimento operaio ha avuto uno scopo e una organicità da quando egli levò il suo grido di battaglia. Non è vero che Marx parli alle masse il linguaggio materialistico, Mazzini il linguaggio ideale: l'ideale di Mazzini è nebuloso e romantico: quello di Marx realistico e operoso.

    In Italia Marx fu messo in soffitta per l'immaturità del capitalismo e del proletariato. Il giolittismo era un mussolinismo in anticipo. Oggi correggere il socialismo introducendovi il patriottismo e la democrazia, sarebbe viltà: nei suoi risultati il movimento operaio sarà certo patriottico e democratico, ma per raggiungere i suoi risultati deve seguire una linea di intransigenza senza indulgere agli avversari che sperano di attenuarne l'energia.

    Il fascismo anti-capitalistico e anti operaio perché infantile, pensa di ipotecare il futuro, di condannare l'Italia alla minorità politica e all'ossequio verso i tutori: é probabile che la parentesi fascista non sia breve: ma certo sarà in nome di Marx che le avanguardie operaie e le èlites intransigenti lo seppelliranno insieme con le sue lusinghe.

PIERO GOBETTI