DISARMO E LIBERTÀ DEI MARI

    Una delle questioni sulle quali in Italia - e non solo in Italia - é grandissima l'ignoranza e non piccola, nei non ignoranti, la mala fede, é quella che concerne la questione della libertà dei mari e della potenza navale inglese. Si dice che l'Inghilterra nel novembre 1918 di proposito ha voluto mantenere il proprio monopolio navale, facendo le sue riserve sul secondo dei famosi quattordici punti di Wilson. Il vero si è che essa ha fatto le sue riserve perché la frase libertà dei mari é estremamente ambigua ed era diversamente intesa dagli americani, dagli inglesi e dai tedeschi.

    La libertà dei mari in tempo di pace, cioè la piena libertà di entrare, ad eguali condizioni in porti britannici, senza differenziazioni di sorta tra navi inglesi ed estere, non é praticata nel mondo che dall'Inghilterra tra le grandi potenze. Il tentativo, con ogni probabilità fallito, dell'on. Mussolini, di ottenere per la marina italiana nel Mar Nero condizioni di privilegio nel commercio di cabotaggio tra porti russi, mostra quanto poco diritto abbia l'Italia di parlare di libertà dei mari anche in tempo di pace.





    Circa la libertà dei mari in tempo di guerra il punto di vista inglese é il seguente: che come nella guerra di terra, ad esempio, nel caso dell'assedio di una fortezza, non é permesso a commercianti neutri di comunicare con la città o la zona assediata, così - a meno che si voglia stabilire una distinzione a scapito delle potenze marinare - non é giusto che alcun commerciante comunichi con i porti di un paese effettivamente bloccato. Tanto più che in pratica, in tempo di guerra, i rischi di questi pretesi commercianti neutri, sono coperti, non come in tempi normali, dalle compagnie di assicurazione, ma dai loro Governi, per mezzo di queste: in tempo di guerra non vi sono più commercianti neutri; chi cerca rompere o riesce a rompere il blocco giova al paese bloccato. In tempi come i nostri in cui non più solo eserciti e flotte ma tutte le popolazioni e le loro risorse sono implicate e impiegate nella guerra é impossibile compilar liste di contrabbando definitive, perché ogni merce può aiutare a vincere o a perdere la guerra. Gli Stati Uniti, entrando in guerra, adottarono appunto il punto di vista britannico. La libertà dei mari, nel senso di libertà per individui od imprese private, di sfuggire per mare ai rischi cui é esposta per terra la proprietà privata, é in tempo di guerra impossibile, almeno fino a ché la guerra per mare non sia più possibile che in casi in cui é autorizzata dalla Lega delle Nazioni contro la potenza che abbia violato il Patto della Lega stessa o qualche norma vitale del Diritto internazionale. Fino a tanto che non si arrivi a questo punto e fino a ché l'autorità della Lega sia su per giù indiscussa, l'Inghilterra, che é un paese insulare, che dipende per la massima parte del suo cibo dall'estero per mezzo di traffici che si estendono su tutti i mari, non potrà provvedete alla sicurezza della sua marina mercantile in tutti i mari e delle sue comunicazioni con tutte le parti dell'Impero Britannico, che mantenendo una flotta a ciò adeguata e pronta ad operare, secondo i casi, sola o con altre.





    Se non ci fossero flotte da guerra e non vi fossero che flotte mercantili, la sua superiorità assoluta sulle altre flotte europee sarebbe anche più schiacciante, perché la sua marina é circa il 40 per cento del naviglio mercantile mondiale. In una battaglia tra navi mercantili armate, l'Inghilterra potrebbe tener fronte a tutte le marine mercantili europee. Non c'è alcun'altra nazione, che ha una tal marina mercantile da difendere e che tanto dipende pel suo vitto dal resto del mondo. Se anche non avesse l'Impero questo fatto rimarrebbe immutato e con ogni probabilità l'Inghilterra dovrebbe armarsi anche di più, non disponendo più di tante basi e porti in tutto il mondo. Si noti che appunto per questo essa ha mai usato la sua flotta contro l'indipendenza o l'espansione coloniale di alcuna altra nazione; la stessa massima espansione coloniale tedesca avvenne prima che la Germania costruisse la sua potenza navale; l'Inghilterra sa che gli altri non tollereranno la sua potenza navale, necessaria alla sua indipendenza, che se quella non minaccerà mai l'indipendenza altrui. La flotta tedesca é ora in fondo al Mare del Nord perché mirava a sostituire alla libertà dei mari, inaugurata una volta per sempre dall'Inghilterra rompendo il monopolio spagnolo e portoghese, il controllo dei mari da parte di una Germania sovrana in Europa. E questo spiega perché sono infondati gli allarmi di una certa stampa circa la concentrazione della flotta inglese nel Mediterraneo. Questa era la regola prima che sorgesse il pericolo tedesco e torna ad essere la regola ora, sia per ragioni di economia e di clima, sia perché nel Mediterraneo la flotta é a metà strada dall'Inghilterra e dall'Estremo Oriente. L'Inghilterra non ha nessun interesse a chiudere alcun mare; il suo massimo interesse é di tenerli tutti aperti; Gibilterra, Malta, Suez sono basi di riparazioni e di fermata in un mare in cui essa non ha altro interesse se non quello di impedire che le sue comunicazioni siano interrotte. Se le potenze mediterranee fossero concordi, il Mediterraneo potrebbe essere neutralizzato, ma esse sono gelose l'una dell'altra, dalla Russia fino alla Spagna; quindi per non soffrire delle loro beghe e visto che non tutte le furono, le sono e con ogni probabilità le saranno sempre egualmente amiche, l'Inghilterra deve cooperare a mantenervi l'equilibrio schierandosi con coloro che sono minacciati contro coloro che minacciano di perturbare tale equilibrio. Senza l'amicizia delle più importanti tra le nazioni mediterranee, le dette basi servirebbero ben poco e sarebbero esse stesse in pericolo; esse sono importanti solo in combinazione con i porti e le flotte di potenze amiche. L'Inghilterra non ha alcun interesse a suscitarsi inimicizie nel Mediterraneo, che così cesserebbe di essere la via più sicura e breve alle Indie; ne segue che se alcuno arma oltre un certo punto, gli é che costui mira a crearsi una condizione di monopolio nel Mediterraneo e a farne un mare chiuso. E contro costui l'Inghilterra non potrà non contrapporre altri armamenti navali o altre intese ed eventualmente servirsi dell'arma dei debiti non ancora pagati ed ammonire che prima di mostrare i denti bisogna averli: la bancarotta o la flotta in fondo al mare é l'alternativa che sta di fronte a chi fosse tentato di riprendere nel Mediterraneo il gioco perduto dalla Germania nel Mare del Nord. E nella difesa del mare liberum mediterraneo dietro l'Inghilterra vigileranno pronti anche gli Stati Uniti d'America, con i quali ora essa ha acconsentito a condividere la supremazia assoluta sui mari.





    Ripetiamo: precisamente perché l'ovvio interesse inglese nel Mediterraneo é l'amicizia con tutti ed é la pace di tutte le potenze mediterranee, che sole rendono la sicurezza di quella via di comunicazione non costosa o meno costosa, ognuno che accresca le sue forze navali esistenti nel Mediterraneo ovvero compia annessioni territoriali o si opponga ad accordi navali o faccia di tutto per sabotarli, non può dall'Inghilterra non essere sospettato di intenzioni bellicose, monopoliste ed aggressive. Ma... quos deus vult perdere dementat. La conclusione della conferenza navale di Roma é di pessimo augurio. Come ha testé ammonito il ministero laburista inglese, l'Inghilterra é pronta a disarmare d'accordo con altri, ma non a disarmare da sola. E pur dopo la guerra le sue tasche sanno esser più delle altre lungi dall'esser vuote.

ANGELO CRESPI.