Le vecchie canzoni

    La cosa più interessante, in questa concorrenza di dieci opposizioni diverse per dire le stesse cose contro il fascismo, é che nove volte su dieci non ne viene fuori che la democrazia o il liberalismo: e si esce sempre, come in tutti i salmi, con la stessa canzone. Democrazia-liberalismo; liberalismo-democrazia; ecco il giuoco del tric-trac in cui, tolte poche eccezioni, si risolve la critica del regime imperante, o la tibulliana protesta contro le incongruenze e le malefatte dei despoti "arrivati".

    Sarà bello e commovente, non nego: sarà prova di un austero affetto per gli idoli infranti: e il romanticismo della protesta crea un'aureola di santità intorno ai "liberali" puri, ai "democratici" puri. Siamo giusti: chi può non sentirsi toccato nel vedere proprio il meglio di quella gente a cui con tanta violenza si é rimproverato di nascondere sotto la bandiera dei principi e dei programmi politici la più cruda indifferenza a ciò che non fosse sostanza pratica di governo e di partito, ritirarsi invece in buon ordine sulla rocca dei principi e dei programmi, e con buona dialettica fondarci su una opposizione dignitosa, che non cede di un passo, nelle grandi linee, dalle alture democratiche o liberali? Tutte le mattine, quelle poche o molte anime pie che per prima cosa leggono l'articolo di fondo dei loro giornali sui trams correnti verso l'ufficio, o l'officina, esultano nel loro cuore leggendo, e non par vero, di volontà popolare e di costituzionalismo e di rispetto alle libertà statutarie; tutte le mattine, leggiamo melanconicamente anche noi tante belle ed elegiache istorie.

    Ma, dico, non si fa un passo più in là, non si scende né si avanza di una posizione. Da tutta questa fatica oppositoria non esce fuori se non quello che si sapeva prima e che non é servito a niente. Se domani, per poetica ipotesi, fosse finito tutto, e l'opposizione liberale e l'opposizione democratica prendessero il governo, non avrebbero, evidentemente, altro punto d'appoggio ideale che per l'appunto il liberalismo e la democrazia; e queste sono, in realtà, le vere "istituzioni" che esse ora difendono nelle loro critiche; quelle medesime "istituzioni" che hanno reso possibile per la loro passività l'avvento dei fascismo e in nome delle quali altri liberali, altri democratici entrano nel "listone" e appoggiano il presente governo.





    E così pare che, non uscendo da un punto di vista costituzionale, si diano soltanto queste soluzioni e ad esse bisogni stare aderenti: pare che, in fondo, tutto il moto d'idee dell'opposizione non estrema si riduca a chiarire, a specificare, a rinfrescare i suoi vecchi principi. Ora, non è poco tutto ciò: ma nemmeno é molto. Non é poco che si cominci a capire in Italia quanto fosse e sia deleteria la segreta "incredulità" politica a cui ci hanno abituati venti anni di giolittismo e ci vuole abituare ancor meglio questo regime "imperiale". Ma non é molto che per credere si rifaccia sostanzialmente la strada di prima, e si presentino gli stessi risultati: oggetto di delusione per chi nutriva qualche speranza di novità più solite, e facile bersaglio allo schermo che nasconde il riposto corruccio di quanti oggi sgovernano.

    Capisco: c'è una ragione tattica non indifferente a favore dei teorici convinti del liberalismo e della democrazia. Lo stesso corruccio da loro suscitato dimostra come sia praticamente opportuna la battaglia impegnata con questi auspici: né alcuna cosa può sul momento far meglio presa nel pubblico quanto la costante e ostinata rievocazione dei valori liberali. Tanto é vero che anche le altre opposizioni fanno spesso conto di questi valori e diritti come di un minimo indispensabile, come di una necessaria premessa. Ma la differenza é appunto che liberali e democratici si fermano al minimo, né sembrano chiedere di più. Si impuntano lì, alla "funzione squisitamente politica dello Stato legale", allo "Stato legale organo perfetto di amministrazione". Ma su tal ponte levatoio si ferma, senza muovere passo, il paladino della libertà.

    Il pericolo e il difetto di questa posizione é che l'esperienza politica del tempo presente passi come acqua cheta sulle coscienze, senza frutto positivo. L'esperienza politica odierna dovrebbe insegnare invece, che liberalismo e democrazia non sono sufficienti per la destructio destructionis. Sono un quadro ormai agnostico che può incorniciare tanto una fede intelligente e una laboriosa onestà, quanto la più perniciosa debolezza, pronta alle rese a discrezione. Sono, tutt'al più, un sostegno pratico per agire con qualche maggiore fecondità: ma un sostegno che di per sé sostiene solo a mezzo.





    Bisogna che i liberali e i democratici si convincano: la vera opposizione, e la loro stessa opposizione quando é più profonda, trascende liberalismo e democrazia, come trascende il marxismo tradizionale, il massimalismo, il comunismo. Non si riduce a questi principi schematici, non si riduce ai sistemi noti: nessuno dei sistemi noti basta ad alimentarla, nessuno é in grado, da sé solo, di condurla a fondo. La vera opposizione é in una crisi morale, in un rivolgimento della coscienza, che non si attacca solo agli scogli corrosi del passato, ma si muove senza ritegno verso nuove basi. E tali basi devono essere queste, che escludano idealmente e storicamente la possibilità del giolittismo, del fascismo, del mussolinismo. Ora la concezione liberale e democratica dello Stato, come la si ripresenta sotto le vesti della critica antifascista, non ha escluso, né esclude questa possibilità, anzi in parte l'ha favorita.

    Di più: liberalismo e democrazia vengono a chiudersi in una tesi di stretto diritto, di formale legalità: anglicizzano. Così fossimo tanto educati politicamente, che la semplice discussione logica delle questioni giuridiche bastasse a guidare sulla retta via la nostra politicità! I "puri" liberali, i "puri" democratici vogliono fondarsi su questa speranza: ma essa non è solo una speranza, é un giudizio irreale. L'anglicanismo politico non si riduce alla forma, é una sostanza e uno spirito: istituire quello spirito, rivoluzionare la nostra storia, questo é dunque, se mai, necessario.

    L'opposizione pratica, la critica spicciola, la ripetizione all'infinito di dogmi inconcussi riescono commoventi, onorevoli, non sufficienti. Le vecchie canzoni toccano il cuore ed addormentano i bimbi: ma appunto, per la loro ingenuità.

SANTINO CARAMELLA.