DELIZIE SCOLASTICHE

La Diocesi

    La Diocesi diventa una circoscrizione significativa, nell'ordine degli studii e della istruzione pubblica. La lettura della Gazzetta Ufficiale del Regno non é sufficiente, per documentarci sul come saranno istruiti gli italiani: occorre la Rivista Diocesana. Io la leggo.

    Ecco, per esempio. I maestri elementari di Genova si erano concordati per attuare, essi, e tutti, l'insegnamento religioso imposto per Decreto Legge. Da galantuomini, avevan detto: Poiché il regolamento ce ne lascia facoltà, noi cercheremo di spiegare meglio che ci sia possibile il catechismo e la storia sacra ai nostri ragazzi: in fondo, il ministro, o le autorità scolastiche, debbono fidarsi di noi anche in questo, giacché ci danno già in mano gli scolari tutta la giornata, ce li affidano per tutti gli altri insegnamenti, ce li lasciano perché educhiamo il loro cervello, perché apprendiamo ad essi il discernimento.

    Ma il Vicario Capitolare della Diocesi, e con lui la Rivista Diocesana, non é soddisfatto: ed ha già inviato in proposito ai Reverendi Parroci una circolare - ma sicuro: proprio come il Ministro! - Il Vicario Capitolare entra da padrone in ogni scuola elementare: egli si fa forte dell'art. 4 del Decreto Reale 1° ottobre 1923, il quale dice:

    "Il R. Direttore didattico e, dove manca il titolare della direzione didattica, il R. Ispettore scolastico, conferirà personalmente colla Autorità religiosa più elevata del Circolo didattico per definire la scelta degli insegnanti di religione ed invierà al R. Provveditore l'elenco di essi firmato da lui e dalla suddetta Autorità, con significato di parere favorevole alla scelta fatta".





    Questa disposizione é chiarissima: essa sanziona il controllo dei vescovi e dei parroci sulla scuola elementare. In linea di principio, é come se il re, capo dello Stato italiano, al principio di ogni anno si recasse a conferire "personalmente" col papa, capo della Chiesa, sottoponendo alla sua approvazione la lista completa degli impiegati dello Stato. Gli Absburgo-Lorena e i Borbone non sono mai arrivati a queste dedizioni di fronte alla Chiesa. Gentile vi ha già piegato, ormai, il. nome dei Savoia e l'Italia.

    Nella sua circolare, dunque, Monsignore Reverendissimo precisa i criteri pratici secondo cui essi dovranno concedere il loro benestare agli insegnanti di religione. Ecco qui i criteri, precisati da Monsignore Vicario Capitolare:

    1. Si potrà concedere l'approvazione definitiva ai maestri, che siano Sacerdoti, o che siano forniti di titoli speciali, rilasciati dalla competente Autorità Ecclesiastica.

    2. Agli altri maestri, dei quali sia nota in qualche modo la idoneità, si potrà concedere la approvazione soltanto in via provvisoria.

    3. È condizione essenziale per tutti i maestri che consti all'Autorità Ecclesiastica che siano per portare nell'insegnamento uno spirito cristiano.

    Come "consterà" questo, all'Autorità Ecclesiastica? Certo, in base a delle sue indagini. La Curia Arcivescovile può controllare la vita privata degli insegnanti "con mezzi propri". Anche l'on. Gentile usa, per l'identico fine, dei mezzi propri. Quante polizie segrete!

    Voi vedete, nella pratica, il colloquio, poniamo per esempio, del Reverendo Parroco delle Vigne col signor direttore della Scuola Civica Vincenzo Troya che é andato a visitarlo con l'elenco dei suoi insegnanti.

    Dirà il direttore:

    - Ecco, signor parroco, l'elenco dei miei maestri: sono dei buoni insegnanti, degli onesti cittadini i quali dichiarano di voler fare essi le due ore di catechismo settimanale. Sono di tutti i partiti: alcuni leggono il Lavoro, altri lo aborrono: ma sono persone di coscienza, e in quelle due ore spiegheranno del loro meglio, ciò che la legge impone agli scolari di apprendere.





    Replica il Reverendo Parroco:

    - Non per niente, caro signor Direttore, non per niente... Ma io vorrei, vedere l'elenco dei signori insegnanti... Il Reverendo Vicario Capitolare me lo impone... Il mio ufficio...

    Il parroco si impadronisce dell'elenco, e legge: e mentre legge, fa qualche boccaccia, alza gli occhi al cielo, si arresta, meditando, con delle leggere, pie e untuose fregatine di mani.

    - Ecco, per esempio, questo nome, signor Direttore... e quest'altro... Uhm, uhm... Sarà difficile... Sarà rischioso...

    - Ma come, come, reverendo? Ma questo è un ottimo insegnante, veda, inscritto al Partito fascista, abbonato al...

    - Sarà, sarà, caro Direttore: ma vede... Mi risulta... Mi consterebbe... da certi episodi della sua vita privata potrebbe risultare... che non è per portare nell'insegnamento uno spirito cristiano... Oh, certo, certo, signor Direttore: un ottimo cittadino, devoto al governo della ricostruzione nazionale... Ma...

    E il nome di quel maestro sarà depennato. E quello di altri e di altri. Oh, "i mezzi propri" dei parroci funzionano, forse meglio dello schedario e delle fiches dell'on. Gentile. Dietro a Monsignor Vicario Capitolare ci sono tutti i confessionali della Diocesi: l'on. Gentile si perleccherebbe le labbra dal gusto di avere un servizio di polizia così sicura e discreto. Per adesso, questo servizio si esercita solo per vedere chi può ottenere l'approvazione definitiva o provvisoria per l'insegnamento della religione: poi, si vedrà. Un passo dietro l'altro... La Chiesa non si impadronirà delle scuole: ohibò, no: l'on. Mussolini non vuole che si dica, e bisogna non far dispiacere all'on. Mussolini. La Chiesa si accerterà, semplicemente, "che tutti gli insegnanti portino nei loro insegnamenti uno spirito cristiano". Va bene, così? E poi, un passo dietro l'altro...

    E pensare, che due anni fa, molti italiani perdevano il lume della ragione quando si sovvenivano del potere del "prete" Sturzo! Quante declamazioni stereotipate di liberali contro la tirannia del "prete" Sturzo! Quante tirate di massoni filofascisti, contro il "prete" Sturzo!

    Adesso Gentile ci pensa lui. Alla Minerva rinnova il Congresso dei birri e degli emissari: e a tutti gli scolari e a tutti i maestri d'Italia insegna a vivere

                                messo il muso nel capestro
                                del messer Padre Maestro
                                (Padre nella tonaca).

G. A.