MUSSOLINI

    Io non riesco ad immaginarmi Mussolini, altrimenti che sotto le spoglie del più audace e torbido condottiero di compagnie di ventura; o talora meglio come il capo primitivo di una selvaggia banda posseduta da un dogmatico terrore che non consenta riflessioni. La sua più caratteristica figura si riassume in un anacronismo.

    Gli manca il senso squisitamente moderno dell'ironia, non arriva alla comprensione della storia se non per miti, gli sfugge la finezza critica dell'attività creativa che è dote centrale del grande politico. La sua professione di relativismo non riuscì neppure a sembrare un'agile mistificazione: troppo dominante vi avvertì ognuno la sconcertata ricerca ingenua di un riparo che eludesse l'infantile incertezza e coprisse le malefatte. Coerenza e contraddizioni sono in Mussolini due diversi aspetti di una mentalità politica che non può liberarsi dai vecchi schemi di un moralismo troppo disprezzato per poter essere veramente sostituito. Egli rimane perciò diviso e indeciso tra momenti di una coerenza troppo dogmatica per non riuscire goffa e sfoghi di esuberanza anarchicamente ingiustificati. Ha bisogno di un mondo in cui al condottiero non si chieda di essere un politico. Lottare per una idea, elaborare nella lotta un pensiero, è un lusso e una seccatura: Mussolini è abbastanza intelligente per piegarvisi, ma gli basterebbe la lotta pura e semplice senza i tormenti della critica moderna. Solo gli ingenui si sono potuti stupire dei suoi recenti amori con la Chiesa cattolica. Nessuno più lontano di Mussolini dallo spirito dello Stato laico e dalla vecchia Destra degli Spaventa. Egli non ha nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non sopporta la lotta col dubbio: ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di una idea trascendente. Avrebbe potuto riuscire il duce di una Compagnia di Gesù, l'arma di un Pontefice persecutore di eretici; - con una sola idea in testa da ripetere e da far entrare a "suon di randellate" nei "crani refrattari". Gli articoli del Popolo d'Italia sono così: ripetizioni di un ordine, dogmi e spesso stereotipie di un monotono disegno: letterariamente hanno qualcosa di militare e molto del catechismo - anche qui si deduce l'opera del boia (o la pugnalata) dalle verità assolute, trascendenti, e cristallizzate. Infatti i tre momenti centrali della vita di Mussolini hanno coinciso con tre momenti risolutivi,entusiastici, dogmatici della storia italiana: il messianismo socialista, l'apocalissi antitedesca, la palingenesi fascista: chi vorrà essere così ottuso da ricercare in questi episodi uno sviluppo, e delle ragioni ideali di progresso! Perché vedere un problema politico dove si tratta di un fenomeno di psicologia del successo e di una nuova arte economica delle idee? Sarà legittimo studiare la filosofia politica di Corrado Wolfort, di Giovanni Hakwood o di Francesco Bussone?

    La storia giudicherà con indulgenza l'anacronismo di Mussolini che nonostante il suo orgoglio chiuso di signorotto incompiuto é stato tanto umile da inchinarlesi : garibaldino in ritardo come Crispi, ma forse meno cocciuto di lui e per il suo convinto arrivismo più duttile: rozzo, povero di idee é riuscito talvolta, per la robustezza e la disinvoltura, l'ostetrico della storia.


p. g.

    (Dalla "Rivoluzione Liberale" del 28 Maggio).