QUESTIONE ADRIATICA, ESAME
DI STATO, E... RIVOLUZIONE

    Caro Gobetti,

    Hai mai posto mente, Gobetti, ad un curiosissimo fatto? Sempre, da quando è finita la guerra, nel momento che in Italia o fuori d'Italia si tratta di risolvere le nostre questioni internazionali, e particolarmente la questione adriatica, sempre, dico, si é avuta da noi una ripresa di agitazioni nazionaliste, da una parte, e operaie dall'altra.

    Pensaci, ripassa la cronaca di questi anni di passione e vedrai che sempre, puntualmente, quando fu di Bruxelles, di S. Remo, di Ginevra, di Pallanza, di Rapallo, ecc., sempre, dico, in quei giorni, o poco prima, in Italia le acque dei nostri nazionalismi furono in piena, e sempre in quei giorni, o all'incirca, si ebbero movimenti operai, specie dei ferrovieri, marinai e metallurgici.

    E anche adesso che le trattative fra Italia e Jugoslavia sono alla conclusione, spirata la tregua di Genova, non vedi che cosa ti succede?: fatti di Roma, di Bologna, ferrovieri in agitazione, metallurgici in fermento, colloquii fra organizzatori di operai e D'Annunzio.

    E non hai mai badato neanche ad un'altra curiosa coincidenza?

    Tutte le volte che in Italia, al Parlamento si sta per discutere una legge sull'Esame di Stato, sempre, sistematicamente, le acque di Montecitorio si intorbidiscono, e una crisi succede e un ministero si liquida e il disegno di legge é rimandato.

    Ripensaci. Quando fu del progetto Croce, che le commissioni l'avevano discusso, e le dispute fervevano, Giolitti fu costretto a sciogliere la Camera, e poi se ne dovette andare, e il progetto sull'Esame di Stato cadde, il ministero Bonomi, se ti ricordi, andò con le quali per aria appunto pochi giorni dopo che il Corbino aveva presentato in Parlamento il suo disegno di legge sugli esami. Ed ora, che si sta per varare il disegno Anile per l'Esame di Stato mi pare che si torni alle solite.





    Mentre il disegno era in manipolazione avvenne la secessione della Democrazia Sociale che incominciò a sgretolare la maggioranza parlamentare impegnata ad approvar quella legge: appena il disegno fu presentato alla Camera, ecco di nuovo Montecitorio in agitazione: gruppo autonomo socialista collaborazionista, scissione tra le sinistre, pasticci, il cui primo risultato insomma sarebbe di riprovocare una crisi e di rimandare ancora una volta il progetto sull'Esame di Stato.

    Che cosa ne dici? Io non credo che queste coincidenze sian fortuite. Io credo che in Italia ci siano delle forze interessate a impedire le nostre buone relazioni coi vicini d'Oriente (consulta: industria pesante) e a impedire che si dia all'Italia quel tanto di libertà scolastica che è possibile e utile darle (Minerva - massoneria) e che queste forze occulte e irresponsabili siano disposte, per ottenere i loro fini, a passare anche sul corpo del Paese.

    Si tratta ora di vedere se queste forze sono onnipotenti e se possono o meno essere debellate per vie costituzionali.

    Queste forse sono minoranze nel Paese e nel Parlamento: se la Costituzione funziona deve essere possibile vincerle sul terreno della discussione, dell'attività parlamentare, e, se mai, dei comizi elettorali riconvocati su questa piattaforma (questione adriatica, Esame di Stato, anti - protezionismo, smantellamento della burocrazia centrale).

    Ché se per vie costituzionali non si viene a capo di nulla, allora altro non ci resta che ricorrere... alle altre vie...

    I socialisti massimalisti (espulsi dal partito i Turati, i Treves, i Modigliani, senza mollare la Confederazione del Lavoro) si ricongiungano coi Comunisti; liberatisi dai collaborazionisti massoneggianti propongano essi ai Popolari di Don Sturzo un patto di alleanza sulle basi concrete a cui sopra ho accennato (pensino che anti-protezionismo e soluzione della questione adriatica significano antifascismo effettivo, e piantino su uno sciopero generale di organizzazioni rosse e di organizzazioni bianche, il quale non cessi finché un qualunque Comitato di governo provvisorio non abbia risolto con quattro decreti di quattro articoli l'uno i quattro problemi la cui soluzione è matura ed improrogabile.

    Che cosa? Sono sogni i miei? Queste coincidenze sono casuali, e del resto tutto va nel migliore dei modi, nel più libero e costituzionale Stato del mondo? E allora va bene. Quanto ho detto sia per non detto, e consideralo come uno sfogo del tuo


AUGUSTO MONTI.




    Caro Monti,

    Consulta, industria pesante e nazionalismo - Minerva e massoneria hanno evidentemente ogni interesse e giocano tutte le carte per impedire l'assestamento del problema Adriatico - gli uni - per far naufragare la libertà scolastica - gli altri. Ed è notevole il gioco che tu denunci attraverso cui l'industria pesante si serve, ai suoi fini, anche dello spauracchio operaio.

    Ma questa situazione non ha - oggi - a mio parere una via immediata e precisa di uscita. Credo che, dei quattro problemi che tu affacci, la soluzione sia bensì improrogabile, ma non ancora matura. Le forze irresponsabili che vi si oppongono sono una minoranza che non conta nel mondo della nostra cultura: noi le possiamo sgominare ogni volta che si affacciano ed osano una difesa o una professione d'idee; ma ne siamo e saremo per buon tempo ancora dominati, appena osiamo scendere in terreno politico per la nostra inesperienza tecnica che francamente implica pure una non perfetta maturità ideale.

    L'appello alle urne ci darebbe come ci ha dato una maggioranza di incoscienti non certo favorevoli all'esame di stato, all'antiprotezionismo, allo smantellamento della burocrazia centrale, ad una politica estera non retorica e non cieca. Le rivoluzioni nascono da questi problemi, ma non in nome di essi: del resto anche il nostro ultimo tentativo rivoluzionario è fallito per l'immaturità dei dirigenti ed è fortunatamente fallito perché si sarebbe risolto, riuscendo, in un socialismo di stato, burocratico, massonico, protezionista (Serrati). Il nostro appello cadendo a vuoto non muterebbe nulla perché avrebbe avuto il torto di sperare una soluzione da chi si è dimostrato incapace di darne.

    Dovremo dunque disperare? Accontentarci di una rinuncia? Dalla situazione stessa inesorabile viene un inesorabile ammaestramento. L'azione è della maturità e noi ci dobbiamo maturare, non come individui, ma come classe politica, a contatto con tutte le esperienze, pronti a superare in ogni istante i nostri limiti di osservatori.

    E in realtà ogni nostro pensiero è un agire che non cade mai a vuoto anche se non provoca echi diretti, è l'affermazione di una spontaneità, è l'impulso perpetuamente alimentatore dell'iniziativa popolare. Di queste forze vedremo i frutti.


p. g.