TACCUINO

Il letterato fallito.

    Non c'è credenza meno vera di quella espressa nel celebre verso

    Il fait des mauvais vers, mais il aime sa mère.

    È difficile che il cattivo letterato sia un buon figlio, un bravo padre di famiglia, un discreto cittadino. Anzitutto v'è in lui una disarmonia fra le sue ambizioni e le sue possibilità, ed un uomo senza armonia di facoltà è sovente un pericoloso soggetto. Poi, in quanto letterato fallito, è facile che sia acido, e quindi maligno e perciò poco umano. Disilluso egli diventa di solito uno scontento del mondo; egli attribuisce volentieri al cattivo ordine dell'universo e alla insensibilità del pubblico, la colpa del suo merito non riconosciuto; ed eccolo pessimista, diffamatore, gettare lo scoraggiamento intorno e diffondere le idee nere. Infine egli è invidioso e astioso.

    No, il letterato fallito non può essere un bravo figlio, né un buon padre di famiglia; è certamente un mediocre cittadino. E se io fossi il capo d'uno Stato, diffiderei sempre di lui.





Azione politica.

    C'è l'illusione, in molti giovani che vogliono ad ogni costo l'azione politica, di credere che altrimenti le loro idee non passeranno nella realtà. Invece accade che passano nella realtà le idee che hanno vera forza, le idee maturate con la meditazione e con lo studio. L'azione non è una cosa che si appiccica all'idea. Essa è suscitata dall'idea. I suoi organi naturali sono i partiti, per i quali occorre una mentalità differente da quella che è abituale agli uomini di studio e di meditazione.

    Questi finiscono per "agire" anche essi, sebbene non direttamente. Le loro idee, i loro propositi, i loro studi diventano patrimonio di un periodo storico e non possono che realizzarsi, magari attraverso partiti che, in apparenza, sono opposti. La maggior vittoria delle idee sta proprio in questo: nell'imporsi anche ai lontani, agli opposti. Perciò il problema politico italiano é un problema di coltura, ossia un problema di meditazione e di studio è, insomma, un problema di idee.

    L'esame di stato diventerà o no una realtà; ma se lo diventa il merito sarà di chi avrà avuto le idee; sebbene l'organo destinato a realizzarlo (cioè a contemperarlo con le opposizioni suscitate) sia ben lontano da coloro che l'hanno concepito e voluto da prima. Il Partito Popolare non è Gentile e Croce, si capisce, e non può realizzare il puro programma di Croce; ma questo, in quanto puro, non sarebbe mai stato realizzato. Ci volevano le persone politiche, cioè quelle dotate di quel tatto; di quegli accorgimenti, di quella disposizione a contrattare e a transigere che è propria degli uomini politici.

    Perciò i giovani che voglion "l'azione" si rassegnino: per agire occorre pensare e studiare, il resto viene da sé.





Le Raccomandazioni.

    Le raccomandazioni, ormai, non contano più nulla. È un tema di meno per la retorica delle proteste. Le raccomandazioni non contano perché ce ne sono troppe. Si distruggono l'una con l'altra. Se cinquecento concorrenti a dieci posti di vice-sottocancelliere si fanno tutti raccomandare da cinquecento deputati, la burocrazia deve scrivere cinquecento lettere secondo una formula speciale, ma i candidati restano egualmente favoriti e quindi con le stesse probabilità che avrebbero se non ci fosse stata nessuna raccomandazione. Le raccomandazioni scritte si agglomerano sui tavoli dei burocratici di Roma. Nessuno ne tiene più conto. Esse non hanno altro effetto che di dare lavoro ad un buon quinto della burocrazia centrale, occupato nel rispondere ai deputati e ministri la lettera di rito con la quale si assicura che si terrà conto della raccomandazione.


GIUSEPPE PREZZOLINI.